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Flat tax sulle ripetizioni e terreni a chi ha tre figli

Tra le novità un'imposta al 15% per i professori e agevolazioni per le famiglie più numerose

Flat tax sulle ripetizioni e terreni a chi ha tre figli

Roma - La flat tax c'è, ma solo sulle ripetizioni. Le riforme che il governo reputa più importanti, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni con quota 100, andranno in un decreto a parte, ma da subito viene istituito un fondo per finanziarle. In compenso altre misure entreranno in, vigore da subito, come l'assegnazione di terreni.

Il testo della legge di Bilancio arriverà domani in Parlamento, in un clima un po' più disteso rispetto ai giorni scorsi. Ieri, complice il mancato declassamento da parte di Standard & Poor's, i mercati hanno parzialmente recuperato terreno e il governo ha incassato. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha detto che saldi e misure fondamentali della manovra non cambieranno. «Andiamo avanti così. Ora anche i mercati cominciano a capirlo che l'Italia ha imboccato la strada giusta».

Nell'ultima bozza circolata ieri molte conferme e qualche sorpresa. Ad esempio la possibilità per i professori «titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado» di pagare una imposta sostitutiva del 15% sui proventi delle lezioni private. Si tratta di una scelta facoltativa. Unico obbligo, quello per gli insegnanti della scuola pubblica di comunicare l'attività extra professionale.

Altra misura spuntata a sorpresa, la cessione di terre da coltivare alle famiglie con due figli che decideranno di fare il terzo tra il prossimo anno e il 2020. Misura per favorire «lo sviluppo socioeconomico delle aree rurali e la crescita demografica attraverso il sostegno alla famiglia».

Ad essere ceduto sarà il 50% dei terreni demaniali da dismettere individuati da un decreto del 2012, ma anche terreni privati della «Banca delle terre abbandonate o incolte» del provvedimento varato nel 2017. Potranno essere concessi per almeno 20 anni a nuclei con il terzo figlio nato tra il 2019 e il 2021 o a società di giovani agricoltori che abbiano il 30% dei soci con le stesse caratteristiche. Agli stessi sarà data la possibilità di accendere un mutuo a tasso zero fino a 200 mila per comprare la prima casa vicino al terreno assegnato.

Come previsto il reddito di cittadinanza non partirà con l'entrata in vigore della legge di Bilancio, nel 2019. Ma nella manovra c'è qualcosa di più rispetto alle risorse necessarie a irrobustire i centri per l'Impiego. In particolare, si prevede l'istituzione di un fondo da nove miliardi a partire dal 2019 destinato al sussidio. Per le pensioni vengono stanziati 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi dal 2020. Per il rinnovo dei fondi per gli statali nel triennio 2019-2021 lo stanziamento complessivo è di 4,3 miliardi di euro, contro i 3,2 previsti. Per le vittime dei fallimenti delle banche, il fondo di ristoro ha una dotazione «di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021».

In sostanza con la legge il governo si è premurato di sottolineare come si tratti di misure strutturali, con fondi già stanziati. Allo stesso tempo si lascia la possibilità al governo si spostare gli stanziamenti da una misura all'altra. Fa capolino anche un fondo per l'attuazione delle politiche di governo con una dotazione di 190 milioni di euro per il 2019, 450 milioni euro dal 2020, «da destinare al finanziamento di nuove politiche di bilancio e al rafforzamento di quelle già esistenti perseguite dai ministeri». Che sembra molto un finanziamento destinato ad accontentare le richieste dei parlamentari di maggioranza che dovessero emergere durante l'iter. Tra le altre misure, 6.150 assunzioni straordinaria nelle forze dell'ordine nel periodo 2019-2023. Sul fronte dei tagli, l'indicazione rafforzata alle regioni di tagliare i vitalizi dei consiglieri, sul modello di quanto già fatto in Parlamento. Chi non li taglierà si vedrà decurtare i trasferimenti statali.

Una manovra generosa, che si basa su obiettivi di crescita molto ottimistici. La risposta del ministro dell'Economia Giovanni Tria alla Commissione europea con tutta probabilità confermerà le cifre già bocciate dal governo.

Ma da qui all'approvazione definitiva, alla fine dell'anno, non sono da escludere sorprese.

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