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Il flop degli 007: attentatori noti ma mai fermati

Yassin Salhi, il boia francese della prima decapitazione del terrore in Europa, non solo era conosciuto alle autorità, ma quest'anno i servizi interni volevano mettergli il telefono sotto controllo. L'anno prima la polizia aveva ricevuto la segnalazione che l'aspirante terrorista organizzava «riunioni di personaggi barbuti a casa sua per parlare della guerra santa».

Gran parte dei terroristi islamici che hanno colpito in Occidente negli ultimi anni dall'Inghilterra agli Usa, dal Canada all'Australia sono stati controllati e sorvegliati inutilmente. L'estremismo di Salhi era stato segnalato la prima volta nel 2004. Fra il 2006 e il 2008 l'antiterrorismo aveva catalogato il suo dossier come «S», da sorvegliare discretamente per la «sicurezza dello Stato». Tre anni dopo sono stati scoperti contatti con il gruppo di delinquenti salafiti Forsane Alizza.

La radicalizzazione del futuro boia inizia dall'amicizia con Frédéric Jean Salvi, un convertito francese, oggi ricercato per un attentato di Al Qaida a Giacarta. Nel 2014 si scoprono i «periodi di assenze regolari anche di tre mesi» di Salhi, probabilmente per viaggi in Egitto e Indonesia. I servizi interni sospettano qualcosa e quest'anno provano a mettergli il telefono sotto controllo, ma non «trovano nessun abbonamento a suo nome». E il boia taglia la testa al suo capo fallendo l'azione kamikaze contro una centrale del gas.

Il copione è simile con i terroristi di Charlie Hebdo . I fratelli Said e Cheri Kouachi erano sotto sorveglianza fino a sei mesi prima del sanguinoso attacco. Nel 2008 Cheri era stato condannato a tre anni di carcere per aver fatto parte della rete che mandava volontari della guerra santa in Irak. Nel 2011 Said era ritornato dallo Yemen dopo un periodo di addestramento nei campi di Al Qaida.

Tre anni prima capita lo stesso con Mohammed Merah, che uccide sette persone nella zona di Tolosa. Da tempo risultava segnalato come elemento sospetto assieme alla sorella. Nel 2010, in Afghanistan, era stato addirittura fermato e gli americani lo avevano messo sulla lista di interdizione ai voli.

Ugualmente grave il caso di Michael Adebolajo, il convertito che ha tagliato la gola a Londra al soldato inglese Lee Rigby nel 2013. Il boia era stato arrestato in Gran Bretagna per manifestazioni violente pro islam e in Kenya con l'accusa di volersi unire ai tagliagole somali Al Shabab. Da Nairobi è stato consegnato alle autorità britanniche, che l'hanno rimesso in libertà fino allo sgozzamento per strada.

In Canada, un altro convertito, Michael Zehaf-Bibeau, ha ucciso un soldato e fatto irruzione armata nel parlamento di Ottawa. La polizia sapeva che voleva andare a combattere in Libia, ma gli ha solo tolto il passaporto.

In Australia il fanatico musulmano Man Haron Monis ha sequestrato 17 persone a Sydney in nome dello Stato islamico ed è rimasto ucciso dal blitz dei corpi speciali assieme a due ostaggi. Non solo era libero su cauzione: in rete aveva annunciato il suo arruolamento nel Califfato. Dall'originario Iran era stato segnalato come pericoloso, ma in Australia ha ottenuto lo status di rifugiato.

Negli Usa, Tamerlan Tsarnaev, uno dei due fratelli della strage della maratona di Boston del 2013 ucciso durante la caccia all'uomo era stato addirittura interrogato dall'Fbi. I russi avevano informato Washington dei suoi legami jihadisti nel Caucaso. Il Dipartimento della sicurezza interna di Boston ha ammesso che lo teneva «nel raggio del radar» senza riuscire a fermarlo in tempo.

Come il 3 maggio scorso, quando Elton Simpson e un complice hanno attaccato una mostra sulle vignette di Maometto in Texas venendo uccisi.

L'Fbi aveva dato l'allarme troppo tardi, ma conosceva bene il terrorista islamico.

Nel 2011 era stato condannato proprio per aver mentito ad un agente federale e lo tenevano sotto sorveglianza, a singhiozzo, da otto anni.

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