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Il flop mediatico di Renzi: ignorata la visita a Scampia

Altro che strategia low profile: l'ex premier ha perso il ruolo di protagonista. E ne soffre

Il flop mediatico di Renzi: ignorata la visita a Scampia

Pasquale Napolitano

Napoli Saldi di fine stagione per il renzismo. Il pezzo pregiato della collezione, Matteo Renzi, non ha più mercato. L'ex premier ha perso il suo appeal: dal 4 dicembre ad oggi, la parabola discendente è stata velocissima. Un declino, prima politico, poi mediatico con la fuga forzata da tv e giornali. Renzi non tira più: tweet e post dell'ex capo del governo non suscitano curiosità e attenzione da parte dei media. C'è stato un tempo in cui bastavano i 140 caratteri per gettare nel panico le redazioni costrette a modificare prime pagine e scalette, rincorrendo il verbo renziano. C'è stato un tempo in cui mangiare un gelato nel cortile di Palazzo Chigi era degno di copertine ed editoriali. Un tempo consegnato al passato dagli italiani con il voto del 4 dicembre. Oggi, l'ex sindaco di Firenze fatica, e non poco, a infilarsi nell'opinione pubblica. I nostalgici del renzismo la chiamano strategia del low profile ma non è così: Renzi soffre il ruolo di attore non protagonista nella politica italiana.

Due giorni fa il segretario del Pd è stato a Napoli: a Scampia, nel cuore della periferia partenopea, ha incontrato Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, giornalista del Mattino, ammazzato dalla camorra, e visitato la palestra di judo del campione olimpico Gianni Maddaloni. Una tappa segreta, senza incontri istituzionali, per «ascoltare e toccare con mano le cose su cui il governo ha lavorato». Una visita intimista, senza i flash dei fotografi. E intimista è stata la risposta dei giornali. Non a caso, in serata lo stesso leader del Pd (constato il silenzio dei media) decide di raccontare la giornata napoletana su Facebook. Un lunghissimo post per spiegare più le ragioni della scelta silenziosa che l'esito degli incontri sul territorio. Renzi sperava nell'effetto sorpresa: la delusione si è materializza, ieri mattina, davanti alla lettura della rassegna stampa: zero titoli in prima pagina. Solo il Corriere della Sera e alcuni quotidiani napoletani hanno dato spazio alla sua visita. La strategia renziana, dunque, non sfonda più. Renzi dice di non voler apparire ma soffre la solitudine del leader sconfitto. Così racconta di essere andato a Scampia senza dirlo a nessuno, salvo poi cimentarsi in un resoconto della giornata su Facebook sperando nell'effetto rincorsa dei media. È un Renzi che prova a imitare, senza successo, il modello usato dal M5S all'epoca dell'esordio sulla scena politica quando Beppe Grillo riusciva a monopolizzare talk show e tg pur senza andare in tv. Operazione che fallisce perché l'ex premier appare come un leader cotto, senza contenuti e animato solo dalla voglia di rivincita.

È finta l'epoca dell'uomo Renzi solo al comando. Il popolo l'ha spedito casa mentre i giornali lo snobbano. C'è già chi scalda i motori per sostituirlo sui media: i ministri dell'Interno Marco Minniti e dello Sviluppo economico Carlo Calenda da settimane occupano le pagine dei giornali. Il loro indice di gradimento è in costante crescita. Il declino mediatico dell'ex capo rischia di trasformarsi in una disfatta politica. I rifiuti che Renzi pare stia ricevendo per la nuova segreteria del Pd ne sarebbero la conferma. Il ministro Maurizio Martina e lo scrittore Gianrico Carofiglio pare abbiano respinto al mittente l'offerta di far parte della nuova segreteria che, comunque, dovrebbe essere annunciata sabato. Anche il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà sarebbe pronto al passo indietro.

Il fascino del rottamatore non attrae più.

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