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Flop di Verdini e Ncd: nei seggi svanisce il Partito della Nazione

I moderati si affermanio dove si alleano con il centrodestra, come a Milano. Sono abbandonati dagli elettori dove si aggregano alla sinistra, come a Napoli e Cosenza. Orfini (Pd): l'intesa con Ala non ha funzionato, bisogna rifleterci

Flop di Verdini e Ncd: nei seggi svanisce il Partito della Nazione

Roma I moderati si affermano nel centrodestra (ad esempio a Milano) e fanno flop nel centrosinistra (Napoli in primo luogo). Le amministrative non saranno un voto con valenza nazionale, come ha sottolineato il premier Matteo Renzi, ma l'architrave della maggioranza - l'alleanza con i fuoriusciti di Forza Italia, da Denis Verdini all'Ncd - da ieri mostra molte crepe. E con essa l'ipotesi di Partito della nazione. A riconoscerlo è stato anche Matteo Orfini che, oltre a essere il presidente del Pd, è un renziano sia pure critico. «Nei due casi in cui c'era un'alleanza con Ala (Alleanza liberalpopolare - Autonomie, il partito di Verdini) non siamo andati bene. Bisogna riflettere e prenderne atto». A Napoli «non credo che sia stato questo il problema principale - ha sottolineato Orfini - perché il problema principale lo ha scontato il Pd che è andato molto male e ha trascinato in basso la sfida».

Il voto nel capoluogo partenopeo in realtà è indicativo. La candidata del centrosinistra Valeria Valente non è entrata al ballottaggio, lasciando spazio al centrodestra, nonostante nella coalizione appoggiata dal Pd ci fossero tutti i partiti moderati che a Roma sostengono il governo. Da Ala (circa 1,4% dei suffragi) alla lista vicina al Ncd, Napoli popolare (intorno ai due punti percentuali).

Che non si tratti di un caso lo dimostrano i risultati in un'altra città, Cosenza, laboratorio dell'alleanza Pd-Ala. La formula ha fatto flop. Nella città bruzia Denis Verdini aveva ufficializzato l'accordo alle Amministrative a sostegno del candidato a sindaco del centrosinistra Carlo Guccione. La lista Per Cosenza oltre i colori sostenuta da Ala, rappresentata in Calabria da Giacomo Mancini e Giuseppe Galati, non conquista neanche un seggio e dunque resterà fuori dal Consiglio comunale.

Non una coincidenza, quindi, tanto che la sinistra interna al Pd ha centrato tutti gli attacchi a Renzi, premier e segretario del partito, proprio sulla «foto con Verdini».

Un rebus di non facile soluzione per Renzi, visto che i 20 senatori di Ala sono, se non indispensabili, molto utili a fare passare provvedimenti indigesti alle varie anime della maggioranza che ogni tanto si sfilano. Dagli altri moderati di Area popolare che spesso non votano con la maggioranza. Alla sinistra del partito guidato dallo stesso Premier, spesso in polemica con l'esecutivo. Dopo il voto di domenica, Renzi sarà costretto a tenere le distanze dal partito di Verdini, come ha già fatto. La tesi del premier, anche quando il partito dell'ex esponente di Forza Italia ha partecipato a vertici dei partiti che lo sostengono, è che Ala non fa parte della maggioranza e che sostiene solo le riforme.

Il senatore Vincenzo D'Anna ieri ha sostenuto la stessa tesi. «Appoggiamo dall'esterno il governo». La sconfitta elettorale per l'esponente Ala è dovuta alla scarsa organizzazione del partito sul territorio, quella dei candidati, alle faide interne al Pd.

Perse le amministrative, Renzi ha spostato l'asticella della sfida con l'elettorato al referendum confermativo sulle riforme costituzionali che si terrà in ottobre. Difficile capire quanti voti riuscirà a spostare Ala. A giudicare dai risultati del voto di domenica, pochi.

In prospettiva, l'idea di un centro moderato alleato con il Pd alle prossime elezioni politiche diventa ancora più difficile.

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