Cronache

Fontana di Trevi, le botte per farsi un selfie

Maxirissa tra due famiglie straniere. Alle due donne si sono poi uniti i familiari

Fontana di Trevi, le botte per farsi un selfie

La guerra per il controllo dello sweet spot da selfie giusto è mondiale e quotidiana. Basta girare il mondo per accorgersene. Soprattutto ora che tra volo low-cost, camera affittata e cartoccio al seguito una vacanza ti costa due euro. Una di queste risse è scoppiata a Roma mercoledì sera davanti a un gruppo di fotografi che stavano riposandosi ai bordi della fontana di Trevi e che, ben felici, si sono venduti il pittoresco reportage alle agenzie di stampa. Lo scontro ha visto coinvolte due pugnaci famiglie. Una di italoamericani, l'altra di olandesi. Tutte e due reduci da una giornata di caldo infernale e (probabilmente) da una allegro sovraccarico di aperitivi.

Come detto, tutto nasce dalla discussione sulla posizione del selfie tra una 19enne olandese e un'italo-americana di 44. Le due si contendono un punto a ridosso della fontana con la migliore angolatura. La luce è crepuscolare e le due hanno individuato la zona deputata da immortalare assieme al faccione. Dalle minacce si passa alle urla, poi gli spintoni. In pochi attimi è rissa selvaggia. Le due iniziano a menarsi col supporto dei familiari, che invece di dare il buon esempio si uniscono all'agone in una sguaiata trance agonistica. In totale otto persone fanno il vuoto attorno: tra loro tre ragazze minorenni (due americane di 17 anni e una 13enne, sorella della turista olandese). L'immediato sopraggiungere dei vigili urbani pare calmare gli animi. È una tregua di pochi minuti. Il gruppo ricomincia con fare violento. Così arrivano altre due pattuglie, ma queste vedono i «sorci verdi», visto che gli tocca intercettare qualche calcione di troppo.

Per i bellicosi turisti, condotti presso gli uffici della polizia municipale di via della Greca, non si è reso necessario l'assistenza medica. Ma è scattata la denuncia per violenza e minacce.

E pensare che tre anni fa l'Europarlamento respinse l'emendamento che, approvato solo in commissione Affari giuridici, aveva scatenato proteste furibonde in tutta Europa perché apriva alla possibilità che potesse diventare vietato pubblicare una foto su Facebook o Twitter scattata in un luogo pubblico senza prima chiedere l'autorizzazione. I selfisti di tutta Europa erano insorti, preoccupatissimi sul come poter riempire le bacheche dei propri social network. La libertà di decidere come regolare il «diritto di panorama» rimarrà materia dei singoli stati membri.

Poi però ci vorranno forze speciali attrezzate per far desistere dall'autoscatto proibito.

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