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Forza Italia non ci sta: "Finanziaria da dilettanti"

Il capogruppo Brunetta attacca il premier sulla manovra e promette battaglia in Aula: "Senza contenuti e coperture mandano l'Italia allo sbaraglio. I mercati non ci cascano"

Forza Italia non ci sta: "Finanziaria da dilettanti"

La legge di Stabilità? «Roba da dilettanti». Parola di Renato Brunetta. Uso a espressioni mai moderate, il capogruppo di Forza Italia boccia senza appello la manovra renziana. E avverte che il suo partito voterà contro. Già ieri mattina, intervenendo a La telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5, Brunetta liquidava la legge di Stabilità come una cosa «non seria». «Sono 36 miliardi di sogni senza coperture, 36 miliardi di minori tasse o maggiori spese che saranno pagati tutti con più tasse - spiega Brunetta -. Questa è una partita di giro, o direi di raggiro». D'altronde, aggiunge il capogruppo di Forza Italia alla Camera, non è serio dire «30 miliardi e nell'arco di due ore arrivare a 36, quando erano 22 tre giorni prima, e 15 cinque giorni prima, e quando un mese fa si diceva che non ci sarebbe stata nessuna manovra. Questi sono dilettanti allo sbaraglio, che mandano allo sbaraglio l'Italia e quello che è successo ieri sui mercati è un segnale gravissimo. Il nostro Paese doveva dare segni di responsabilità, investimenti, efficienza, produttività, riforme, altro che fuochi di paglia», Brunetta ieri era un fiume in piena. Ospite della trasmissione Radio anch'io, il parlamentare si è rivolto al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. «Se domani o oggi lo spread va su di altri 20, 30, 40 punti perché i mercati non credono a questa manovra, che facciamo? Vedi, Padoan, se tu fai una manovra senza coperture serie ed esplicitamente in deficit questo vorrà dire, con le clausole di salvaguardia, più tasse, e più tasse vuol dire nessuno sviluppo». «È questo che guardano gli investitori - aggiunge Brunetta -. Poca serietà, poca trasparenza, più tasse, più deficit, e abbandonano i nostri titoli, si vanno a rifugiare nei bund tedeschi, aumenta lo spread ed è una storia che abbiamo già visto». Di «inganno contabile» parla pure Renata Polverini.

«Con la grande menzogna dell'assenza di nuove tasse nella manovra - spiega il vicepresidente della Commissione lavoro della Camera - “Mister 80 euro” si appresta a tagliare altri miliardi agli Enti Locali e alle Regioni cui non resterà altro da fare che aumentare il peso della tassazione locale giunta già a livelli insopportabili». E promette che Forza Italia farà tutto quanto possibile per impedire che questo «inganno contabile» si traduca in un nuovo capitolo di «macelleria sociale». Queste alcune delle voci più critiche di Forza Italia, dove si contano anche sparuti giudizi più tiepidi della manovra come Daniele Capezzone («c'è un'inversione di tendenza positiva, come le scelte su Irap e detassazione delle nuove assunzioni. Però è come se Renzi si fosse fermato a metà strada: ancora troppo poco per dare uno choc positivo alla domanda interna») e Laura Ravetto. La parlamentare piemontese sottolinea come alcune linee guida della manovra derivino dal programma elettorale di Forza Italia ma «la speranza - ha spiegato intervenendo a Omnibus su La 7 - è che questa legge di Stabilità non abbia un percorso parlamentare travagliato, frutto di un compromesso al ribasso tra le diverse anime della maggioranza, così come è stato per il Jobs Act».

Renato Brunetta, però, solleva un altro problema riguardo la natura di questa legge di Stabilità. «È una manovra elettorale - tuona il capogruppo di Forza Italia -. Va bene che a pensar male si fa peccato, ma talvolta non si sbaglia; e io comincio a pensare male. Temo che si avvicinino le elezioni». Intanto sale la tensione tra i senatori di Forza Italia. Ciro Falanga ha, infatti, trasmesso una lettera ai vertici azzurri nella quale annuncia l'autosospensione in quanto ritiene di non esser stato sostenuto dal partito quando l'ufficio di presidenza del Senato ha deciso una censura ai suoi danni per i disordini in Aula di martedì scorso.

Sulla questione è intervenuto anche Francesco Nitto Palma che ha paragonato Maurizio Gasparri, tra i componenti dell'Ufficio di presidenza che ha censurato Falanga, ad Andrey Vishinsky.

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