Politica

"Forza Italia si intesti il No per mandare a casa Renzi"

Del Debbio sprona il centrodestra: "Ripersonalizzare il referendum e radicalizzare la campagna elettorale"

"Forza Italia si intesti il No per mandare a casa Renzi"

Milano - Eccolo, per una volta non sotto le telecamere. È la serata di Paolo Del Debbio, intervistato dal direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, al suo terzo appuntamento faccia a faccia con i lettori per il «Controcorrente» al Four Seasons. Del Debbio, lo presenta Sallusti, è un signore che ha attraversato la politica milanese, italiana, uno dei fondatori di Forza Italia, uno degli ispiratori del programma del 1994, osservatore attento e acuto. In sintesi: «Personaggio bizzarro, non è uno tranquillo». Sarà per questo che, nonostante lui sia impegnato in Tv e all'università, molti lo tirano in ballo quando c'è bisogno di un candidato di spicco? È successo per il sindaco di Milano, non è escluso che accada ancora se si apriranno scenari per così dire nuovi. A proposito, che ne dice del referendum? «Chi vince non lo so, però penso che il centrodestra debba ripersonalizzare il referendum e radicalizzare la campagna contro Renzi». Il motivo? «Renzi ha detto che ha fatto un errore a personalizzare il referendum su di lui. Sarebbe da sciocchi non approfittare del suo errore». Per farlo cadere? «Eh...».

Ma questo centrodestra che effetto ti fa? chiede Sallusti. «Bisogna che si decidano a parlare di cose che interessano alla gente. Per ora parlano di loro e alla gente non gliene frega niente». Ma soprattutto l'attenzione è rivolta a Grillo e compagni, nei quali Del Debbio vede quel che era Fi ai suoi esordi: «Segnalo che a Roma, dopo le palesi incapacità della Raggi e della sua giunta, il Movimento è tornato al 30%. E quali temi hanno i 5 stelle? Se togli l'ambiente e le follie di Grillo, sono i temi di cui parlavamo noi nel 1994. In politica se c'è un buco, viene riempito in fretta». La soluzione: «Essere presenti con proposte concrete alternative a Renzi e M5S».

I toni della voce arrivano all'indignazione quando si parla di povertà, tema caldo in molte delle sue trasmissioni tv. Del Debbio si accende: «In Italia ci sono cinque milioni di poveri, un decimo di tutti gli abitanti! La soglia di povertà è che puoi fare solo un pasto al giorno come si dovrebbe. È un'emergenza o no 5 milioni di poveri? E non si può dire: date lavoro. E agli anziani? E nell'attesa del lavoro?». Per non dire dei pensionati: «In fondo il Cavaliere aveva portato le pensioni a un milione. Ora sono a 500 euro...». Applausi.

Il carico fiscale è per Del Debbio una delle questioni principali. Lui, che anche qui si vanta di essere un «populista», cita la giustizia sociale dell'economista Ezio Vanoni e, ispirandosi a lui, illustra come bisognerebbe fare a uscire dalla stagnazione. «È un problema enorme che riguarda la capacità contributiva. E la capacità contributiva parte dal fatto che dai redditi che ho devo assicurare a me e alla famiglia tutto il necessario. Da lì, dopo aver sottratto tutto questo, comincia la capacità contributiva. Non prima, dopo. Basta questo per rivoltare il Paese».

Putin? «Ha lasciato un buco lasciato da Obama e dall'Europa». Inevitabile parlare dell'Ue in crisi: «Povertà, immigrazione, crisi bancaria. L'Europa è ferma su questi temi, sull'immigrazione non vuole far niente. Però un po' più di ragionevolezza nella distribuzione in Italia dei migranti ci potrebbe essere... Il ministero può decidere quanti e dove mandarne e controllare. In certi casi viene il dubbio che tu sia un sadico, in malafede o un cretino. E in questo caso le tre cariche sono cumulabili».

Si ride molto, anche se amaro.

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