Politica

Francesco dai terremotati «più forti delle macerie»

Il Papa sui luoghi del sisma emiliano del 2012: «Non restate intrappolati, si può rivivere. Come Lazzaro»

Serena Sartini

Carpi Un mazzo di fiori deposto sull'altare del duomo di Mirandola, dove campeggiano le impalcature simbolo di una ricostruzione che ancora deve completarsi, è il segno che qualcosa sta rifiorendo. La terra, qui, nel Basso Modenese, tremò nel 2012. E dopo cinque anni, Papa Francesco decide di fare visita a quelle popolazioni colpite da un terribile sisma. Non c'è solo il terremoto dell'Abruzzo a lasciare tuttora cicatrici.

Una visita lampo, quella che ieri Bergoglio ha compiuto a Carpi e Mirandola. La mattina la messa in piazza Martiri, davanti a 60mila fedeli. Concelebra, a fianco del Papa, il cardinale Carlo Caffarra, ex arcivescovo di Bologna e uno dei quattro porporati ad aver manifestato dubia sulle possibili aperture dell'Amoris Laetitia ai divorziati risposati. «C'è chi resta intrappolato nelle macerie della vita ha affermato il Pontefice soffermandosi, durante l'omelia, sul brano domenicale della resurrezione di Lazzaro e chi, come voi, con l'aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza». L'invito del Papa è ad uscire da noi stessi e a non farsi imprigionare dal pessimismo. «Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; -ha detto- Non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta».

Francesco è arrivato a bordo dell'elicottero al campo di rugby Dorando Pietri di Carpi. Qui è stato accolto dal vescovo monsignor Francesco Cavina; dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e dal sindaco di Carpi, Alberto Bellelli. Poi, a bordo dell'auto scoperta, ha attraversato due ali di folla, benedicendo bambini e salutando malati. Il vescovo ha parlato della visita di Bergoglio come «un segno di speranza per le popolazioni dell'Italia centrale». Per il prelato: «La ricostruzione è possibile, è possibile che dalle macerie rinasca la vita». Segno di questa rinascita è stata la benedizione del Papa di tre prime pietre: della chiesa nuova della parrocchia di Sant'Agata di Carpi, della casa di esercizi spirituali di Sant'Antonio in Mercadello e della cittadella della carità di Carpi.

Dopo il pranzo al seminario (il Papa sembra aver gradito i tortellini in brodo ma soprattutto i tipici tortelli al savor, dolce tradizionale emiliano) e l'incontro con religiosi e sacerdoti, il Pontefice si è trasferito in auto a Mirandola. «Questa città reca ancora visibili i segni di una prova tanto dura -ha osservato- So bene quanto il terremoto abbia compromesso il patrimonio umano e culturale di questa vostra terra penso ai disagi che avete subito: le ferite alle case, alle attività produttive, alle chiese e agli altri monumenti, carichi di storia e di arte e simbolo della spiritualità e della civiltà di un popolo. Ma penso soprattutto alle ferite interiori». Poi l'incoraggiamento a non cedere di fronte alle difficoltà. «Molto è stato fatto nell'opera della ricostruzione ma è quanto mai importante un deciso impegno per recuperare anche i centri storici: - ha aggiunto- essi sono i luoghi della memoria e sono spazi indispensabili della vita sociale ed ecclesiale.

Francesco è il secondo Papa a visitare la zona della Bassa Modenese dopo il terremoto del 2012.

Ad appena un mese dalle scosse fu Papa Benedetto XVI a portare vicinanza alle popolazioni colpite, raggiungendo Carpi e la zona rossa di Rovereto di Novi.

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