Politica

Francia, sgomberata la Giungla ed è caos

Migliaia di persone distribuite nei centri in tutto il Paese. Proteste nelle piazze

Francesco De Remigis

L'evacuazione della Giungla di Calais è iniziata ieri mattina all'alba. Alle 5 i primi gruppi di migranti erano già in fila fra le transenne. Lunghe code, valigie al seguito, per raggiungere l'hangar allestito a 300 metri dalla baraccopoli da cui a fine giornata sono partiti, però, soltanto 49 autobus. Delle oltre settemila persone da trasferire, solo 2.318 migranti sono stati accompagnati nei centri di accoglienza. In maggioranza sudanesi. Viste le tensioni palpabili, la polizia fa sapere che lo sgombero, definito dal governo francese «un'operazione umanitaria», potrebbe durare fino a dieci giorni. Ieri almeno tremila persone si sono rifiutate di mettersi in fila. Poco prima dell'alba i più aggressivi hanno perfino cercato di scoraggiare altri migranti già pronti. Alle 8, quando il primo pullman è finalmente riuscito a partire, tutto si è svolto con più calma.

Migranti suddivisi in gruppi: maggiorenni soli, famiglie, minorenni soli, persone vulnerabili come donne sole e malati. La scelta della destinazione è stata effettuata nell'hangar, un quartier generale di tremila metri quadrati che rappresenta una salvezza per chi lascia la Giungla. Alle spalle una vita di mesi nella più completa illegalità, spesso subita. Fuori dalla Giungla, i migranti hanno incontrato i funzionari dell'Ufficio immigrazione: gli è stata proposta una scelta tra 11 regioni di destinazione. Nessun funzionario è entrato nella Giungla. Troppo pericoloso. Solo i migranti che hanno percorso i 300 metri che portano all'hangar hanno avuto un braccialetto del colore corrispondente alla regione indicata. Poi sono stati fatti salire sui bus.

Molti profughi non parlano né leggono il francese e non è così semplice interagire. Dopo l'episodio dell'interprete di France 5 stuprata una settimana fa nel campo, alcuni mediatori hanno rifiutato l'incarico. Mentre i duemila poliziotti cercano di limitare le azioni di disturbo.

Nella notte non si sono fermati neppure i lanci di lacrimogeni dei circa 200 No Borders. Gli attivisti, dalla parte dei più recalcitranti a lasciare la Giungla, cercano ancora denaro contante e contatti per far raggiungere la Gran Bretagna a chi non ha intenzione di partire. Migranti che non hanno nessuna intenzione di restare nel confine francese, tantomeno di essere chiusi in un centro. Sono convinti che ci sia un modo per raggiungere Londra, magari nascosti nei camion che accedono ai traghetti.

Intanto, nei comuni, ci si divide sull'accoglienza. A Pierrefeu-du-Var, che ospita uno dei 450 centri allestiti per l'operazione, la gente è in piazza. Divisa tra pro e contro come in altre località. «Non siamo contrari, ma non è possibile essere messi di fronte al fatto compiuto», spiega un abitante. Il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, dalla Turchia, risponde che un Paese come la Francia «è perfettamente capace di accogliere questi migranti senza polemiche». Ma l'esecutivo non esclude di espellere chi non ha i requisiti per l'asilo. Dignità e rispetto dei diritti umani, la linea iniziale dello sgombero.

«I problemi ci saranno nel fine settimana», denuncia Christian Salomé di Auberge des migrants, quando nel campo resteranno solo No Borders e «resistenti».

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