Cronache

Per le Frecce Tricolori la sicurezza non decolla

Le zone sensibili dell'air show in balia degli estranei. E il pubblico era troppo a rischio

Per le Frecce Tricolori la sicurezza non decolla

Giardini Naxos - Le disposizioni del capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli, parlavano chiaro: «Per le manifestazioni in aree pubbliche di libero accesso, al fine di evitare sovraffollamenti che possano compromettere le condizioni di sicurezza, gli organizzatori dovranno essere invitati a regolare e monitorare gli accessi, ove possibile anche mediante sistemi di rilevazione numerica progressiva su varchi di ingresso fino all'esaurimento della capacità ricettiva dell'area interessata che sarà interdetta già nella zona di rispetto anche con l'ausilio delle forze di polizia».

Ieri, a Giardini Naxos, le Frecce Tricolori sono tornate a dare spettacolo. Decine di migliaia le persone che hanno deciso di assistere all'airshow. Peccato che, nonostante la presenza delle forze dell'ordine, l'area centrale, quella dove era stata posizionata la biga di comando, fosse collocata a pochi metri dal pubblico. La zona sensibile, quella che per le manifestazioni pubbliche, di solito, è interdetta ai non autorizzati, era ristretta a poche decine di metri e gli spettatori erano separati dalla stessa solo da una transenna e da del nastro bianco e rosso. La tribuna delle autorità e quella dei giornalisti, invece, erano posizionate a stretto contatto col il pubblico.

Nello spazio dedicato ai cronisti, oltretutto, sono entrate persone senza accredito. «La nostra azienda - ha spiegato una signora all'ingresso - ha regalato dei gadget per la manifestazione e, allora, qualcuno al Comune ci ha regalato i pass stampa». Peccato che nessuno dell'amministrazione, secondo gli addetti, fosse al corrente dello scambio di favori. Risultato è che in tribuna, in mezzo a chi lavorava, c'erano anche intere famiglie assiepate. Certo, un modo più comodo per vedere la Pattuglia acrobatica nazionale e gli altri reparti dell'Aeronautica seguiti, a giusta ragione, da centinaia di migliaia di italiani. Ma cosa sarebbe successo se in mezzo alla calca fosse scattato un falso allarme come è accaduto a Torino? E, in caso di attentato, con tutte quelle persone nella zona «rossa», quale sarebbe stata la via di fuga migliore, visto che di fronte c'era solo lo specchio acqueo che si affaccia verso Taormina?

Peraltro, la circolare di Gabrielli è chiara in un altro punto: «Piano di impiego, a cura dell'organizzazione, di un adeguato numero di operatori, appositamente formati con compiti di accoglienza, instradamento, regolamentazione dei flussi anche in caso di evacuazione». Ma a far confluire il pubblico verso le aree e in tribuna, alla fine, c'erano solo qualche volontario del soccorso e qualche addetto comunale. Per il resto, ognuno andava a veniva da dove voleva. Certo, lo speaker ha parlato a più riprese di un «discreto e imponente schieramento per la sicurezza» e la presenza delle forze dell'ordine si è sentita. Ma dei controlli auspicati e delle misure tanto decantate dal capo della polizia, nessuna traccia. «È l'Italia», ha detto qualcuno.

Per fortuna che, alla fine, le Frecce Tricolori con le loro acrobazie hanno distratto gli spettatori dal rischio attentati e tutto è andato per il meglio.

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