Politica

Fronte di magistrati contro Davigo L'Anm lo sconfessa: «No allo scontro»

Il segretario del sindacato: «Non alimentiamo polemiche» Pure l'ex collega Colombo lo attacca: il carcere non serve

Fronte di magistrati contro Davigo  L'Anm lo sconfessa: «No allo scontro»

Per frenare l'exploit di Piercamillo Davigo contro i politici corrotti e il governo Renzi che non fa quel che dovrebbe, prima scendono in ordine sparso diversi big, colleghi o ex del presidente dell'Anm, Da Raffaele Cantone a Edmondo Bruti Liberati, da Nicola Gratteri a Carlo Nordio, fino all'altra star di Tangentopoli, Gherardo Colombo. Ma dopo l'alt del Csm, alla fine la stessa associazione dei magistrati prende le distanze dalle esternazioni del suo numero uno, per bocca del segretario Francesco Minisci. «L'Anm - dice- non intende alimentare lo scontro, avendo come unico obiettivo quello del funzionamento del sistema giudiziario. Sarà un interlocutore istituzionale rigoroso e determinato senza fare sconti, ma l'Anm non ha nemici».

Davigo che scatena la bufera con il governo e interpreta il grillinismo trasversale nelle toghe, preoccupa le correnti che hanno appena ritrovato l'accordo per la giunta unitaria. Il leader della piccola Autonomia e Indipendenza è stato il più votato alle elezioni ed è arrivato alla presidenza che doveva essere di Minisci, esponente della maggioritaria Unicost. Ma ora cavalca l'antipolitica in modo che appare eccessivo. La precisazione di venerdì sera gli è stata chiesta dai vertici dell'Anm, che nella nota ripetono che l' intento di Davigo non era di «generalizzare» e dare del corrotto a tutti i politici. Mercoledì ne discuterà la giunta e sembra scontato che si chiederà al presidente di concordare le prossime dichiarazioni e abbassare i toni. «Non vogliamo - spiega il leader di Unicost, Roberto Carrelli Palombi - essere trascinati in uno scontro dannoso». Prende le distanze il coordinamento nazionale di Area, la corrente di sinistra: «Il ruolo istituzionale dell'Anm richiede che le esternazioni del suo presidente riflettano il sentire comune dell'intera magistratura associata». E Autonomia e Indipendenza si inalbera: «Non è Davigo a volere lo scontro».

Si fa il vuoto attorno Davigo? Cantone, numero uno dell'Autorità anticorruzione: «L'idea che tutto si risolva con le manette è stata smentita dai fatti. La repressione da sola non funziona». Bruti Liberati, ex procuratore capo di Milano: «Non esiste una magistratura buona contro un'Italia di cattivi». Gratteri, neo procuratore di Catanzaro: «Davigo ha sbagliato a generalizzare, se si dice che sono tutti ladri, facciamo il gioco dei ladri». Certo Gratteri, che Renzi voleva come Guardasigilli e poi nominò presidente della Commissione per le nuove regole di lotta alla criminalità organizzata rimaste nel cassetto dal 2014, dal governo si aspettava di più. Quanto a Colombo, contesta Davigo che vuole nuove carceri, più detenuti e «una repressione penale più forte». Per lui, invece, «il carcere non serve a nulla» e ad Affaritaliani.it spiega che si dovrebbe puntare di più su rieducazione e misure alternative. Tra i magistrati, ammette Colombo, c'è chi non usa la necessaria «cautela», quando «interferisce con la libertà delle persone e con la loro reputazione» e «non sempre viene rispettata la dignità». Critico con Davigo anche l'aggiunto di Venezia, Carlo Nordio: «Parole sbagliate nel merito e inopportune».

No, dice l' ex procuratore di Torino Marcello Maddalena, sono «largamente condivise dai cittadini».

Commenti