Politica

Frontex: «Sbarchi in aumento». Il Viminale smentisce

Per l'agenzia Ue a gennaio 4.800 arrivi, il doppio di dicembre. Il governo: «La metà rispetto al 2017»

Lodovica Bulian

La guerra dei numeri si combatte sulle percentuali dell'emergenza. Quella che per il Viminale è cessata, per Frontex invece, è ripresa. Dopo il calo dei flussi seguito agli accordi siglati con la Libia per contenere le partenze, gli sbarchi in Italia sono ricominciati a pieno ritmo col nuovo anno, avverte l'agenzia europea per il controllo delle frontiere marittime. I 4.800 mila stranieri giunti a gennaio via Mediterraneo nel nostro Paese sono il doppio rispetto a quelli approdati a dicembre 2017 (2.268), «quando le attività dei trafficanti sono state condizionate da combattimenti vicino alle aree di partenza e dalle cattive condizioni meteorologiche». Ora, in un mese, gli affari dei traghettatori di irregolari registrano un nuovo balzo e i migranti salvati in mare che hanno raggiunto le nostre coste sono il 50% in più, calcola l'agenzia Ue. Per il Ministero dell'Interno guidato da Marco Minniti che ha fatto del controllo sui flussi uno dei successi simbolo di questo governo, è un allarme ingiustificato. A cui rispondere con statistiche che guardano sul lungo termine e che fotografano il risultato contrario: 50 per cento di sbarchi in meno, è la cifra che dà via Nazionale comparando le cifre del 2017 con quelle del 2018. «In particolare - scrive il ministero - dal 1 gennaio ad oggi sono giunte in Italia 4.731 persone, con un calo del 49,93% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (9.448)». Lo sguardo, poi, si rivolge ancora più indietro: «Rispetto ai 6.123 migranti sbarcati in Italia tra il 1 gennaio e il 13 febbraio 2016, il calo registrato nel 2018 è invece del 22,73% - precisa il Viminale - E per quanto riguarda i provenienti dalla Libia, in tutto 3.534, la diminuzione rispetto allo scorso anno (9.007) è ancora più significativa e si attesta al 60,76%». In realtà gli sbarchi di gennaio sono in linea con lo stesso mese del 2017 (4.468), come si evince dal cruscotto dello stesso ministero. Un anno fa, poi, era l'apice dell'emergenza, quella che avrebbe portato Minniti a confessare di aver temuto per la tenuta della democrazia. Era la fase più critica, quella che ha aperto poi la strada ai faticosi accordi con la guardia costiera libica, al contestato codice per le ong, ai pugni battuti sul tavolo dell'Unione europea per la nascita di un fondo di sviluppo per l'Africa.

Frontex descrive invece un il trend nuovamente positivo che, con la bella stagione, rischia di farsi strutturale. Non solo nei confronti dell'Italia: «Il mese scorso, la Spagna ha visto una leggera tregua dal recente numero record di attraversamenti irregolari, che sono diminuiti di oltre un terzo da dicembre 2017. Tuttavia, si sono registrati 1.300 arrivi, un numero superiore di oltre il 20% rispetto a un anno fa». In calo invece gli arrivi dal Mediterraneo orientale: a gennaio il numero di migranti irregolari siriani e iracheni verso le isole greche è del 43% in meno sul mese precedente. Appena 300 gli intercettati sulla rotta dei Balcani occidentali. Oltre a un aumento dei libici, dai dati preliminari di Frontex emerge che la maggior parte dei migranti individuati nel Mediterraneo sono di nazionalità eritrea, seguiti da cittadini del Pakistan e della Tunisia. Già, proprio la Tunisia, a cui l'Italia nel 2011 ha fornito sei motovedette per vigilare sulle partenze.

Diverse di queste erano rimaste a lungo in panne: ferme anche mentre ad agosto scorso sulle nostre coste era scattato l'allarme per il boom di arrivi da quel Paese.

Commenti