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Frontex: "Sbarchi non solo nei porti europei". Ma la Ue: "Non riportiamo i migranti in Libia"

La Commissione: "È contro i nostri valori". L'Agenzia la smentisce: è scontro

Frontex: "Sbarchi non solo nei porti europei". Ma la Ue: "Non riportiamo i migranti in Libia"

Succede in poche ore. E l'Europa sprofonda in un clamoroso stato confusionale. A innescare il corto circuito politico ci pensa la portavoce della Commissione Natasha Bertaud ribadendo la posizione anti respingimenti dell'Unione e ricordando che le navi europee non potranno mai riportare indietro i migranti salvati in mare. Ma Fabrice Leggeri, capo di Frontex, l'agenzia per la difesa dei confini europei, la smentisce a breve giro di posta auspicando che le navi della sua organizzazione possano, tra breve, utilizzare i porti africani e avviare i disgraziati recuperati in mare nei nuovi centri per l'identificazione e il rimpatrio creati in Libia e dintorni dall'Unione europea.

Lo smarrimento è comprensibile. Evaporata la residuale credibilità di un'Angela Merkel piegata sotto il peso della spada di Damocle sospesale sul capo dal ministro dell'Interno Horst Seehofer, Bruxelles stenta a disegnar la rotta. Ma farà meglio a trovarsi un timoniere. Altrimenti rischia di naufragare nel ridicolo prima ancora di andare a pezzi. Per capire il livello di schizofrenia diffusosi nell'Unione basta ascoltare le dichiarazioni pronunciate ieri dai due nuovi duellanti. Riportare i migranti in Libia «è contro i nostri valori, contro il diritto internazionale e contro il diritto europeo», spiega la Bertaud a nome della Commissione, ovvero dell'esecutivo europeo. E nel farlo fa ovviamente riferimento alla sentenza della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che nel 2012 condannò gli accordi stretti con Gheddafi dal governo Berlusconi. Ma a contraddirla arriva quasi contemporaneamente il capo di Frontex. Non pago d'invocare la prossima e immediata realizzazione in Africa di quei centri di identificazione e rimpatrio abbozzati dal recente Consiglio europeo, Leggeri arriva ad auspicare la possibilità che le navi di Frontex possano a breve scaricare i migranti in «porti sicuri» al di là delle coste europee. «Le navi Frontex o le navi private che sono chiamate ad aiutare dai centri di coordinamento saranno in grado di sbarcare le persone soccorse nel più vicino porto sicuro, e - sottolinea Leggeri - potrebbero essere porti non europei».

Insomma se la Bertaud dice bianco lui dice nero. Le sue posizioni da fuorigioco non sono una novità. Negli anni del grande entusiasmo per i migranti era tra i pochi a rammentare il rischio che tra quelle masse senza identità si celassero terroristi e delinquenti. Ora non pago di rompere il tabù del respingimento e quello sulla creazione di «hotspot» in Libia e dintorni (proposta appoggiata con entusiasmo solo da Italia e Austria) Leggeri arriva a mettere in dubbio persino il concetto di obbligatorietà del soccorso dei migranti. A sentir lui l'Europa non ha «l'obbligo unilaterale» di effettuare i salvataggi in mare definiti una forma di «ingenuità rispetto alla gestione dei migranti» e allo «sfruttamento della disperazione umana da parte dei gruppi criminali».

Fa bene l'Italia, insomma, a lasciar spazio alla Guardia Costiera di Tripoli.

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