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Fuga dal ballottaggio, uno su due non vota

Affluenza al minimo storico: alle urne il 50,54% degli elettori contro il 60% del primo turno

Fuga dal ballottaggio, uno su due non vota

Roma - Anche i ballottaggi non infiammano gli italiani. I votanti al secondo turno precipitano al 50,54 per cento, scendendo complessivamente per la prima volta sotto la soglia del 60 per cento. Oltre la metà degli aventi diritto ha dunque scelto di non scegliere.

E se è vero che il calo dei votanti al secondo turno è «fisiologico» è pure vero che questa volta si partiva già da un dato di affluenza che era il più basso nella storia delle elezioni italiane, il 62,1 per cento. Dall'81,4 per cento del 2001 la disaffezione dei cittadini per la politica o meglio per i suoi rappresentanti è cresciuta di anno in anno fino al crollo. La scelta del non voto in compenso però scatena le interpretazioni. L'astensione è una rinuncia e quindi un'assenza che va interpretata come passività e mancata partecipazione? O invece l'astensione rappresenta un rifiuto attivo e quindi una scelta non più passiva ma anzi ribelle, un segnale di protesta?

Questa seconda interpretazione sembra quella più conforme alla situazione italiana dove nessuno dei candidati in corsa è riuscito a scuotere gli appartenenti al partito degli astensionisti. Il calo dei votanti ai ballottaggi è in realtà un fenomeno oramai consolidato. Al secondo turno prima di tutto si perdono i votanti dei candidati esclusi che spesso scelgono di non votare per gli altri. Negli altri casi non ci si reca al seggio per due motivi opposti: perché si è convinti che il proprio candidato non abbia alcuna possibilità o invece perché si è già sicuri della vittoria. E poi c'è sempre chi non vota per rabbia, disillusione o disinteresse. Infine soprattutto al CentroSud c'è l'opzione «vado al mare».

Il fenomeno si è inevitabilmente ripetuto anche in questa stagione elettorale. A Roma neppure la «novità» rappresentata dalla candidata grillina donna, Virginia Raggi, ha resuscitato i non votanti. I segnali sono stati chiari fin dai primi dati sull'affluenza. Alle 12 aveva votato soltanto il 14,48 degli aventi diritto contro un già scarso 16,72 del primo turno. Dato che faticava a risollevarsi anche alle 19 con il 36,56 di votanti contro il 43,72 del primo turno. Nel dato definitivo eclatante lo scarto a Napoli tra il 54,12 del primo turno e il 35,97 di ieri. Più equilibrata la situazione a Torino dove l'affluenza segnava soltanto tre punti in meno rispetto al primo turno dal 57,17 al 54,41 Simile decrescita a Milano con il 51,80 contro il 54,65 precedente. A Roma lo scarto tra il primo ed il secondo turno si allarga: meno 7 punti dal 57,02 al 50,19 di ieri.

A Bologna dal 59,65 del primo turno si scende al 53,15.

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