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Fuga da Macron: via il fedelissimo ministro Collomb

"Manca di umiltà", il titolare dell'Interno lascerà a maggio per tornare sindaco. È il quarto addio

Fuga da Macron: via il fedelissimo ministro Collomb

Non solo il 60% dei francesi giudica negativamente i 16 mesi di Emmanuel Macron. Alle defezioni si aggiunge il fedelissimo tra i fedelissimi Gérard Collomb. Il ministro dell'Interno ha annunciato che lascerà l'esecutivo dopo le europee, per tornare a Lione e provare a guidare la terza città di Francia, già amministrata prima del colpo di fulmine con Macron. Lo ha fatto accusando il presidente di «mancanza di umiltà» dopo le dimissioni del ministro dell'Ambiente Nicolas Hulot, della responsabile dello Sport e della titolare della Difesa.

La sua sortita potrebbe dare un colpo di grazia all'Eliseo a cui solo il 19% dei francesi attribuisce un bilancio positivo. Tra i primi a credere in Macron, il 71enne ha sopportato la maldestra gestione del caso Benalla: è stato chiamato a rispondere alle domande di due commissioni parlamentari trincerato dietro i non so e i non ricordo. Non era stato lui ad assumere il bodyguard, ma è stato lui a dare sostegno a Macron quando la politica francese lo considerava un parvenu senza speranze e nessuno giurava che potesse arrivare fino all'Eliseo. Invece ci è arrivato e Collomb è stato ricompensato con l'Interno.

Una luna di miele finita dopo neppure un anno e mezzo. Esponente dell'ala centrista del Ps, da maggio 2016 ha consacrato la vita politica a Macron. Ha messo a disposizione persone fidate per la scrittura del programma, ha indicato il capo della sua campagna vincente, gli ha fatto incontrare economisti, lobbisti, trovando sponsor e finanziatori. Un kingmaker a tutti gli effetti. Mai un litigio, figurarsi una dichiarazione non concordata. Finché non ha detto ad alta voce ciò che molti pensano nella maggioranza: «Hybris, la tracotanza, è la maledizione degli dei, quando si diventa troppo sicuri di sé e si pensa di poter fare qualunque cosa», ha appuntato il 6 settembre a BfmTv.

Il presidente non ha apprezzato la sortita sulla «mancanza di umiltà». Né la cena di chiarimento, lunedì all'Eliseo, in cui Collomb anziché scusarsi ha ribadito la posizione. «Il presidente non era per nulla contento», filtra dal Palazzo. Ieri la ricaduta pubblica dopo il faccia a faccia: un'intervista all'Express che fa emergere il malcontento che da mesi cova nel Paese, nel governo e tra i parlamentari di En Marche.

Non è solo, Collomb. Ha ricevuto sms da altri sostenitori del capo dello Stato, sofferenti per l'atteggiamento attira-antipatie del presidente, come la frase al giovane orticoltore disoccupato: «Attraversa la strada e trovi lavoro, nei bar». In Parlamento tira brutta aria: l'ultima defezione tre giorni fa, della deputata di En Marche Frédérique Dumas: «Traditi i fondamenti del macronismo, sembra di essere sul Titanic». «Gerard, hai fatto bene», ha scritto un altro deputato. È un rimprovero «collettivo», assicura il ministro. A nulla è valsa la mediazione di Brigitte Macron. Nessuna retromarcia: «Gli ho detto cosa c'era che non andava», poi l'intervista. Lascerà il governo per cercare il quarto mandato a Lione, aprendo un difficilissimo cantiere per la sua successione.

E per la sopravvivenza stessa della creatura politica di Macron, En Marche.

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