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In fumo 150 milioni E i negozi di cannabis studiano la class action

Il settore è in pieno boom, ma 800 negozi ora rischiano. La riscossa? Fare causa allo Stato

In fumo 150 milioni E i negozi di cannabis studiano la class action

Tremano i titolari degli 800 negozi che in Italia vendono cannabis light. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza delle sezioni unite della Cassazione, che ha deciso la tolleranza zero verso la marijuana, c'è sconcerto tra i commercianti che hanno investito e paura di una «caccia alle streghe», tra gli agricoltori, visto che in cinque anni (dati Coldiretti) sono aumentati di dieci volte gli appezzamenti coltivati a cannabis sativa: dai 400 ettari del 2013 si è passati a quasi 4mila nel 2018. «Vedremo come muoverci - dice Gioel Magini, titolare del Cannabis Amsterdam Store di Sanremo - ci sono già gli avvocati che stanno studiando la situazione: solo in Italia si fa una cosa del genere, negli altri Paesi se si inizia una cosa si va avanti senza far buttare via soldi a chi ha investito. Per questo abbiamo pensato alla class action. Ci troviamo con un sacco di merce ferma».

Lo scopo degli ermellini era risolvere la diversità di valutazione delle sentenze sulla marijuana leggera, ovvero con un principio di Thc inferiore allo 0,6 per cento. Commercializzare i prodotti derivati dalla cannabis sativa ora è reato «salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante». Ma la questione è controversa e si corre il rischio che i negozi ritocchino le etichette tenendo sotto allo 0,2 il Thc (la sostanza psicotropa contenuta nella cannabis). Il settore è in crescita, il volume d'affari nel 2018 è stato di 150 milioni di euro secondo il Consorzio nazionale per la tutela della Canapa.

Matteo Salvini qualche settimana fa aveva annunciato di voler chiudere tutti i negozi di cannabis light e il 9 maggio scorso aveva sollecitato le questure a monitorare i requisiti di legge degli esercizi già aperti. Oggi esulta: «La droga fa male. Ne ero e ne resto convinto. C'è una sentenza e le sentenze si rispettano». A febbraio era stata sempre la Cassazione a stabilire che la cannabis light è considerata lecita fissando come parametro il Tch tra lo 0,2 e lo 0,6. E ora gli shop rischiano perché olio, resina, inflorescenze e foglie di cannabis sativa non sarebbero commercializzabili e chi li vende commetterebbe reato, a meno che tali prodotti «siano in concreto privi di efficacia drogante». Creme, saponi e shampoo o caramelle invece potrebbero essere ancora venduti.

Si schiera Vasco Rossi, rockstar da sempre antiproibizionista: «La sentenza è una vergogna. Con la cannabis non è mai morto nessuno, non va messa tra le sostanze stupefacenti. Le altre sì invece». In campo anche

html">Beppe Grillo, sul suo blog: «Il Cbd estratto dalle coltivazioni legali di canapa potrebbe essere un mercato di enorme valore, sia sotto il profilo economico sia sotto quello medicale e sociale».

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