Cronache

Funivia vip e baite con il dj, il nuovo volto di Courmayeur

Il paese snobba le polemiche sui prezzi troppo salati Si punta su gite a 3.400 metri e divertimento dopo sci

Funivia vip e baite con il dj, il nuovo volto di Courmayeur

Curma la dolce è anche un po' salata. L'inverno 2017 di Courmayeur, la località valdostana che ai milanesi piace considerare un quartiere assai chic della loro città (in fondo cosa sono due ore e mezza di auto?) al punto da averla defrancesizzata e meneghinizzata con quel Curma (o Courma, su questo le fonti si dividono) che sembra una fermata della linea rossa del metrò. L'inverno 2017 di Courmayeur, dicevamo, va via così, con qualche polemicuccia sui prezzi di bar, ristoranti e skipass, rilanciati da un articolo sul Corrierone in cui qualche vip ha confessato di «sentirsi trattato come un bancomat vivente» quando scende (o meglio sale) a Curma (o Courma).

Sai che novità. A Courmayeur il lusso è di casa. La lounge un po' chic e un po' kitsch sulla strusciosissima via Roma porta l'etichetta della Maserati, mica della Dacia, che ha messo il suo brand sulla stagione invernale con i fuochi artificiali e l'accensione dell'albero in piazza Henry nel ponte dell'Immacolata. Lusso quotidiano ma senza sfoggi. Certo, i giovani adorano l'après-ski del SuperG, che si definisce il primo mountain lodge d'Italia, qualsiasi cosa voglia dire; di fatto è un posto a un tiro di scarpone dalle piste, a Plan Chécrout, e si mangia, si prende il sole, chi se lo può permettere dorme in una delle suite, ci si sfrittella nella spa, ma soprattutto si balla fino a tardi con dj-set che manco a Ibiza. Vabbé, non esageriamo. Chi invece vuole restare in città si rintana al Caffè della Posta, che ha ospitato tra i suoi legni bruni Errol Flynn e una discreta playlist di principi, marchesi e conti. Il gestore è salentino ma ha il traduttore automatico della tradizione secolare del luogo. Mangiare si mangia bene in tanti posti, ma soprattutto al Petit Royal, dove piroetta la stellata Maura Gosio. Perché Curma è anche molto donna, ha una sindaca, come si dice ora, nella persona di Fabrizia Derriard. Ed è donna Ivette Clavel, presidente di SkyWay.

Curma la dolce è una città policentrica. C'è la via Roma dei bar e delle griffe (ma il vero salotto è la libreria Buona Stampa della signora Ivana, dove ribollono gli umori dei courmayeurins autoctoni e adottivi), dove ogni tanto spunta Maria De Filippi, qualche calciatore e Alena Seredova con il compagno Alessandro Nasi; ci sono le case chic del sobborgo della Dolonne. Ci sono anche le terme di Pré-St.Didier della catena QC, affollate di giovani coppiette convinte che l'amore in ammollo sia più amore ancora, e i giovanotti che forse hanno accompagnato smadonnando la fidanzata fin qui, seccati per una giornata senza sci, hanno l'aria più beata di tutti mentre si illanguidiscono nell'acqua a 36 gradi ma con le orecchie azzannate dal freddo (ché c'è anche la vascona all'aperto).

Curma la dolce è così, languida ma anche cupa e ammonitrice. Basta che alzi gli occhi e vedi muraglie verticali di pietra grigio scuro che non hanno la maestà vanitosa delle Dolomiti ma sembrano uscite da un quadro di Caspar David Friedrich, roba da far meditare sul senso della vita e sull'opportunità di prendere quella fontina d'alpeggio da Panizzi, la più celebre formaggeria valdostana dove si trova perfino il Blue d'Aoste, un erborinato prodotto solo da pochi anni dalla Centrale Laitière de la Vallée d'Aoste.

Il Monte Bianco c'è ma non si vede dal centro cittadino. Perché è lui il padrone del luogo, il genius loci incombente, al punto che Courmayeur aveva anni fa in mente di cambiare il toponimo in Courmayeur-Mont-Blanc ma il referendum tenutosi nel 2014 non raggiunse il quorum. Quindi la cittadina della Valdigne non ha cambiato l'identità ma il look. Cioè si è «ribrandizzata», come ci dice, sprezzante del ridicolo, Chiara Lavagetto dell'ufficio del turismo. Il nuovo logo, elegantemente démodé, ritaglia la parola Courmayeur in una silhouette montana di discese ardite e di risalite. Lo slogan è «Enjoying Italy at its peak», godere l'Italia al suo picco. C'è anche un hashtag maliziosetto, #iolofaccioacourmayeur. Ci spiegano che un team di esperti di comunicazione ha individuato quattro aree strategiche sulle quali puntare il nuovo progetto di comunicazione: cibo, divertimento, sport e shopping, facendo di Courmayeur un riassunto dei pregi dell'Italia ma senza difetti. Ci avessero fatto uno squillo glieli avremmo indicati noi gratis, ma tant'è.

Qui tutto è talmente bello, soave, talmente rilassato che perdoni anche queste che appaiono piccole ingenuità agli occhi di noi cittadini imbruttiti. Il Monte Bianco te lo puoi vedere in cinemascope con il nuovo Skyway, la funivia inaugurata un annetto fa e che per 48 euro ti porta dai 1300 metri di Pontal ai 3466 di Punta Helbronner facendo scalo ai 2173 di Pavillon du Mont Frety.

Una volta su ci si può saziare della vista ravvicinata del punto più alto dell'Europa occidentale.

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