Politica

Il futuro ministro Spd: «Basta lezioni ai Paesi Ue»

Olaf Scholz, sindaco di Amburgo, andrà alle Finanze: «In passato molti errori sull'Europa»

Daniel Mosseri

Berlino Non è facile prendere il testimone da un mostro sacro della politica economica tedesca. Olaf Scholz ci prova: senza strattoni, correggendo la rotta di pochi gradi. Un nuovo corso, senza esagerare. Scholz, sindaco di Amburgo dal 2011, è il politico socialdemocratico (Spd) al quale Angela Merkel affiderà il ministero delle Finanze guidato con pugno di ferro tra 2009 e 2017 da Wolfgang Schäuble. Il passaggio di consegne? Il 4 marzo, quando si vedrà se la maggioranza dei 463mila iscritti alla Spd avrà dato luce verde a un nuovo governo di larghe intese. Scholz evidentemente ci conta e, in attesa di diventare il ministro più importante dopo la cancelliera, ha parlato di Germania e Europa con lo Spiegel. Avvocato giuslavorista, 59 anni, il «primo borgomastro» di Amburgo ha dato subito un segnale di continuità: «I socialdemocratici vogliono finanze solide», ha detto, assicurando che anche il suo partito si attesterà sulla linea dello «schwarze Null», ovvero dell'azzeramento del deficit ossessivamente conseguito da Schäuble. «Ma con una politica economica di successo aumenta anche lo spazio di manovra per rafforzare la coesione sociale», ha poi chiarito Scholz.

Se il pareggio di bilancio non si tocca, può invece cambiare la politica di Berlino verso l'Europa. «Non sta a noi dire agli altri Stati europei come gestirsi: in passato sono stati fatti molti errori», ha detto il ministro delle Finanze e vicecancelliere in pectore prendendo in questo caso le distanze da Schäuble. In tempi recenti, questi aveva dichiarato che se fosse stato per lui la Grecia poteva franare fuori dalla zona euro. Ma se ieri Merkel ha convinto Schäeuble a dare una mano ad Atene, il prossimo governo della cancelliera si annuncia più solidale sui temi europei.

Al punto che il patto di coalizione prevede non solo di dare pieno sostegno al piano del presidente francese Macron per rafforzare l'eurozona davanti alle tempeste finanziarie, ma arriva a concepire di impegnare i soldi dei tedeschi per combattere la disoccupazione negli altri Stati dell'Ue.

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