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G7 in trincea: stop al saccheggio della cultura

Firmato un patto per combattere il traffico di opere d'arte che spesso finanzia i terroristi

G7 in trincea: stop al saccheggio della cultura

Un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti nel salone dei Cinquecento ha concluso ieri il G7 della Cultura a Firenze. I ministri dei Beni culturali dei sette Paesi più sviluppati del pianeta hanno approvato una dichiarazione finale che, in buona sostanza, rappresenta un appello a tutti gli Stati «affinché adottino misure robuste e efficaci per contrastare il saccheggio e il traffico di beni culturali» esprimendo «preoccupazione per i sempre maggiori rischi derivanti dal terrorismo».

Insomma, una sintesi di buone intenzioni e anche di opposizione al traffico di opere d'arte che è uno dei principali canali di finanziamento delle organizzazioni terroristiche, in primo luogo l'Isis. «Siamo riusciti con un'iniziativa italiana e francese ad avere l'approvazione unanime di una risoluzione delle Nazioni Unite che si impegna a prevedere che nelle missioni di peacekeeping ci sia anche una parte destinata alla protezione culturale», ha dichiarato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini riferendosi ai cosiddetti «Caschi Blu della cultura».

In Europa il settore culturale impiega 12 milioni di persone e genera il 5,3% del Pil Ue (509 miliardi). Franceschini ha, tuttavia, rimarcato che «la cultura all'interno delle politiche europee è stata trascurata e bisognerebbe correggere qualcosa in questo senso nei trattati». Affermazione prontamente smentita da due deputati di Fdi, Federico Mollicone e Bruno Murgia. «Ci chiediamo come faccia Franceschini a non provare imbarazzo nel criticare l'Ue», hanno dichiarato ricordando che «se si guarda alla percentuale sul Pil -come rilevato da Eurostat nel 2016 - la spesa italiana per la cultura è 0,7% contro l'1% della media Ue; peggio fa solo la Grecia con lo 0,6%».

Pertanto, concludono i due esponenti di Fratelli d'Italia, «invece di fare propaganda, rendendoci ridicoli agli occhi degli altri Paesi europei, dovremmo cominciare ad aumentare i soldi destinati alla cultura in tutte le sue forme».

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