Sisma Centro Italia

Gabriele e Alessandro, vivi ma orfani

I due piccoli di 10 e 11 anni a cui il sisma ha portato via genitori e sorellina

Gabriele e Alessandro, vivi ma orfani

da Ascoli Piceno

Quando è uscito dalla macerie non ha trovato nessuno ad abbracciarlo. Vedeva i pompieri che si muovevano colorati su un cumulo di detriti, tutto polvere, e nessuno vedeva lui, proprio per quella polvere, lui così piccolo, sporco, perché era stato là sotto a quello scempio ed aveva preso lo stesso colore del terremoto. Camminava su quelle rovine come se fosse un piccolo animale in mezzo a una devastazione. Gli uomini con il casco scavavano e urlavano, non potevano accorgersi subito di lui. Poi finalmente qualcuno lo ha visto, quel bambino sperduto senza nessuno. Lo ha riconosciuto: «È Gabriele!». Gabriele, 8 anni. In vacanza a Gallinara, piccola frazione di Amatrice, con mamma Letizia, papà Gianluca e la sorellina Martina, di 10 anni. La notte del 24 agosto ha perso tutti. I genitori sono morti, Martina è morta. Non lo ha salvato nessuno, e nessuno gli ha salvato la famiglia. Si è salvato da solo, unico sopravvissuto del suo nido. Scavandosi un varco nella casa andata in pezzi. «Il tetto è crollato», ha ripetuto quando è stato dai vigili del fuoco. E' vivo ma per lui inizia una vita da orfano. E non c'è niente di più brutto per un bambino di vivere un inferno come quello di martedì notte e non trovare la mamma e il papà che lo stringono quando tutto è finito. Anche per un bambino di Pescara del Tronto, Samuele, anche per la piccola Giorgia di Amatrice senza sorellina, inizia una vita nuova, una rinascita, perché sono i sopravvissuti, i bambini del miracolo, estratti dopo molte ore dalle macerie. Ma Gabriele deve superare, oltre alla paura, la solitudine arrivata all'improvviso.

C'è un altro bambino come lui. Non si conoscono. Gabriele è di Roma e anche Alessandro viene dalla Capitale. Una storia quasi uguale: Alessandro, 11 anni, era in vacanza con mamma e papà ad Amatrice. Era la fine dell'estate e si stavano godendo giorni di montagna e cibo buono. Loro non ce l'hanno fatta, il bambino è ora ricoverato in un ospedale di Roma e accanto al suo lettino ci sono tanti parenti che non se ne staccano mai. È un piccolo circondato da zii e nonni, gli stanno portando tanti giocattoli, ma qualcuno prima o poi dovrà spiegargli lentamente che mamma e papà gli staranno sempre vicino, ma potrà solo sentirli con il cuore. Per i bambini saranno avviate probabilmente le procedure forzate di questi casi. Saranno affidati a un tutore, un membro della loro famiglia, e avranno bisogno di un'assistenza psicologica particolare, perché per loro il lutto non è la perdita di qualcosa, è la perdita di tutto il loro mondo. Un bambino non immagina come ricostruirsi una vita da solo.

Gabriele che ha perso anche la sorellina faceva il chierichetto nel suo quartiere dell'Appio Latino a Roma. Tutta la comunità della parrocchia di San Giovanni Battista de Rossi vuole occuparsene. «Aiutateci dicono ­ a prenderci cura di questo angelo».

Molti iniziano a scrivere: «Se avessi il permesso, lo adotterei io».

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