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Gag di Di Maio sulla Tav: "Non ho visto le carte"

Il vicepremier rassicura l'alleato Salvini sullo studio costi-benefici. Gaffe di Di Stefano sulla mozzarella

Gag di Di Maio sulla Tav: "Non ho visto le carte"

«M atteo, stai sereno». Sì, questa l'abbiamo già sentita ma stavolta è Luigi Di Maio a pronunciare le magiche parole, e non sono dirette a Renzi. «Salvini stia tranquillo, neanche io ho letto quell'analisi». Il problema per la maggioranza è che il vicepremier non sta calmo per niente. «Da vicepresidente del Consiglio che rappresenta gli italiani io non ho l'esame costi-benefici della Tav, non ho letto neanche una pagina, però pare che ce l'abbiano a Parigi. Questo è abbastanza bizzarro...». La mossa di Danilo Toninelli, che ha spedito in anteprima all'ambasciatore francese Christian Masset il dossier sulla Torino-Lione, agita le acque nel governo. Non solo. Il ministero delle Infrastrutture ha mandato una seconda copia anche alla Ue, che la «esaminerà». Sgarbo o gaffe poco importa, il risultato è un'altra rissa tra Lega e M5s.

Non è davvero un bel momento per l'esecutivo gialloverde, lo dimostra l'insolito nervosismo di Salvini, che smentisce con fermezza un patto tra il blocco della Tav e il no dei grillini all'autorizzazione a procedere contro di lui per il caso Diciotti. Addirittura, il leader leghista minaccia querele. E mentre la maggioranza dei togati del Csm chiede una pratica a tutela del tribunale dei ministri, denunciando il «rischio di delegittimazione e una violenta campagna denigratoria», Salvini consegna al Senato la sua memoria. «Sono assolutamente sereno e tranquillo, faccio il ministro dell'Interno per difendere la sicurezza del Paese».

E lo scambio? «Non sta né in cielo né in terra, non siamo al mercatino dove io ti do questo e mi dai quello. Come con le figurine Panini, Altobelli in cambio di Beccalossi. Quella era la vecchia politica». Conclusione: «La grandi opere servono».

Toninelli chiede a Salvini «un po' di pazienza, perché quando sarà il momento gliela porterò io personalmente in busta chiusa». Ma quando? Al Mit sostengono che «la condivisione preliminare va fatta con gli interlocutori diretti rispetto al progetto, in quanto regolato da un trattato internazionale». Quindi l'iter prevede che l'analisi costi benefici passi prima dalle mani francesi, poi alla Commissione Ue e «successivamente e a strettissimo giro verrà condivisa in seno ai due contraenti del patto di governo».

Di Maio prova a sdrammatizzare, però il suo tentativo si trasforma in un'altra figuraccia. «Nemmeno io ho letto la relazione costi-benefici e non ci perdo il sonno. Quando mi sveglio penso al fatto che da Roma a Pescara ci vogliono sette ore in treno». Sette? Forse con i carri bestiame, in realtà ne servono tre e mezzo. Comunque, insiste, «non mi sveglio pensando a collegare meglio italiani francesi, ma italiani e italiani».

E a proposito di brutte figure, il premio del giorno lo vince il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, 5s. «I cittadini non hanno bisogno di spedire una mozzarella venti minuti prima in Francia ma dell'alta velocità in Sicilia o in Abruzzo». Immediata la rivolta delle associazioni di settore. «Forse Di Stefano non sa - spiega Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte - che l'export del formaggio vale 2,8 miliardi di euro, che la Francia ci compra 32 mila tonnellate di mozzarelle l'anno e che per noi è un mercato fondamentale». Peggio anche delle parole in libertà, martedì, del solito Toninelli.

«Chi se ne frega di andare a Lione grazie a un buco inutile nella montagna».

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