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Galan arrestato in nottata: cella singola in ospedale del carcere di Opera

Ieri il sì all'arresto per il deputato indagato a Venezia per la vicenda Mose. Ha bisogno di cure costanti. Venerdì l'interrogatorio

Galan arrestato in nottata: cella singola in ospedale del carcere di Opera

Dopo il sì all'arresto votato ieri alla Camera, Giancarlo Galan, indagato della procura di Venezia per l'inchiesta sul Mose, è stato portato in ambulanza nel carcere di Opera, alle porte di Milano. Venerdì mattina verrà interrogato dal gip di Milano Cristina Di Censo.

L’ex ministro, dimesso ieri dall'ospedale di Este dove era ricoverato da 12 giorni per una frattura alla gamba che ha provotato una tromboflebite, è stato trasferito in una cella singola nel centro clinico della casa di reclusione, una vera e propria struttura ospedaliera dentro il carcere, dove, da quanto si è appreso, ha trascorso in maniera tranquilla la nottata. Il carcere di Opera, a quanto si è saputo, è stato scelto proprio perché così Galan può essere sottoposto a un monitoraggio sanitario permanente.

L’ex ministro ha infatti bisogno di cure costati: gli deve essere controllato il livello di glicemia ogni 4 ore, gli devono essere somministrate terapie per controllare le apnee notturne ed il diabete e deve rimanere con la gamba ingessata "in scarico". Il centro clinico di Opera, che è ben attrezzato (altri simili ci sono nelle carceri di Torino e Parma), è un presidio sanitario legato all’azienda ospedaliera San Paolo, dove invece anni fa è stato aperto un vero e proprio reparto di "alta sicurezza" per il ricovero dei carcerati e dove per esempio ora si trova Bernardo Provenzano.

La Guardia di Finanza ha intato sequestrato all’ospedale di Este la cartella clinica di Galan, per capire in sostanza come mai dopo una prognosi iniziale di 45 giorni, sia stato poi dimesso in tempi così rapidi, mentre la Camera votava il sì al suo arresto. "La prognosi di 45 giorni era stata fatta dall’ospedale di Padova dopo la frattura all’arto inferiore del paziente", spiega il direttore del nosocomio, "E si tratta di una prognosi classica per una frattura, ma non c’entra nulla con le altre patologie di cui soffre il paziente.

La decisione di dimitterlo ieri, è stata presa dopo gli ultimi esami, fatti quasi quotidianamente, e le ultime visite, e dopo aver constatato che le sue condizioni si erano stabilizzate, e che quindi le cure potevano essere fatte a domicilio".

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