Cronache

Garage in parrocchia. Ora la chiesa raccoglie l'obolo coi parcheggi

Dalla Romagna al Trentino aree sosta con il ticket "offerte" dai religiosi. Si paga fino a 150 euro al mese

Don Guido Rottigni (San Lorenzo di Rovetta)
Don Guido Rottigni (San Lorenzo di Rovetta)

Dio esiste. Ed oltre alle anime, parcheggia le auto. Per risolvere il problema della sosta in centro, serviva un miracolo. E miracolo è stato. L'Altissimo c'entra poco, praticamente niente: l'impresa (nel senso tecnico del termine) è riuscita a frati e parroci d'Italia, geniali nella esegesi del Vangelo in chiave stradale, col bene comune elevato a filosofia di guida. A Bologna i frati benedettini brasiliani, ai quali dal 2013 è affidata la custodia della basilica di Santo Stefano, oltre che dello spirito si prendono cura anche dei motori. Autorizzando il parcheggio d'una quindicina di vetture tra le aiuole del luogo di culto.

Per entrare, bisogna superare un cancello: la chiave è nella disponibilità dei miracolati. Che per ripagare la grazia (automobilistica) ricevuta, si mostrano grati e riconoscenti. E liberamente versano un obolo mensile (guai a parlare di contratti e canoni) che oscilla tra i 100 e i 150 euro, non mancando di osservare come fosse un comandamento il cortese avviso affisso dai frati agli alberi secolari del viale d'ingresso, evidentemente trafficato come le vie del Regno dei Cieli: «Carissimi benefattori, per la sicurezza della vostra macchina, vi preghiamo di mantenere il cancello chiuso a chiave». Sempre all'ombra delle Due Torri, ma in piazza San Martino, circa 35 sono i posti nella disponibilità della Curia, alcuni dei quali ceduti a residenti della zona con scritture private risalenti agli anni Ottanta, quando la rossa Emilia Romagna era già pronta a trasformarsi nella terra promessa del parcheggio. Un modello adottato ad esempio a Ravenna, dove nel 2012 divenne motivo di polemica il posteggio della parrocchia di San Giovanni Battista, con l'Asshotel a puntare il dito contro i 20 stalli ricavati di fronte alla canonica, tacciati di diabolica concorrenza sleale. «Diamo solo una mano a chi ne ha bisogno», rispondeva piccato il parroco, don Gino Troetto, spiegando le ragioni evangeliche della scelta: «Quello spazio viene concesso, dietro un'offerta, a operai e lavoratori che vengono da fuori, persone che guadagnano poco e in questi tempi hanno necessità».

Tuttavia, poiché non di solo pane vive l'uomo, ma pure di companatico, a Ferrara - come spiega il sito ferraitalia.it per auto e moto è disponibile una fetta del palazzo vescovile: «Si entra da corso Martiri, si transita sotto lo storico portone e si raggiunge il cortile sterrato dove c'è spazio per una trentina di vetture. Il costo dell'abbonamento è di 120 euro mensili, ai quali vanno aggiunti 250 euro di tassa annuale da corrispondere al Comune per il permesso che consente l'accesso alla Ztl monumentale». In caso di sold out, resta comunque utilizzabile l'altro cortile, con entrata da via Cairoli: «Una cinquantina di posti gestiti dal seminario arcivescovile al costo di 150 euro mensili l'uno».E così è, ormai, un po' dappertutto. Con forme e modalità cangianti, ma nell'immutare della sostanza. Prima di Natale il Comune trentino di Pinzolo ha siglato una convenzione per l'uso pubblico dei parcheggi di pertinenza parrocchiale. A Borgio Verezzi, in Liguria, la parrocchia s'è venduta il sottosuolo del campetto di calcio: una società ne ricaverà box auto in cambio del rifacimento dell'impianto sportivo. E sembra quasi un eretico don Guido Rottigni, che a San Lorenzo di Rovetta, in Valle Seriana, nello spiazzo della canonica ha istituito il park and pray: ogni sosta un'Ave Maria.

Come se Dio, oltre alle auto, parcheggiasse anche le anime.

Commenti