Cronache

Gelo, macerie e ritardi Per i terremotati un altro Natale triste

Diciotto mesi dopo manca l'acqua calda, ci sono infiltrazioni e le casette restano poche

Gelo, macerie e ritardi  Per i terremotati un altro Natale triste

Secondo Natale da sfollati. É stata la triste sorte, a un anno e mezzo dall'evento sismico, di almeno metà della popolazione terremotata del centro Italia. Soltanto un solido spirito di adattamento e un forte amore per la propria terra d'origine sta aiutando questa gente a superare le tantissime difficoltà che giorno dopo giorno gli si parano davanti. Non bastano le scosse, anche di debolissima entità che si ripresentano periodicamente, a ricordare il terremoto di agosto e poi quello di ottobre del 2016 perché oggi, alle complicazioni di allora se ne aggiungono di nuove. E apparentemente difficili da risolvere. Prima fra tutte quella delle soluzioni abitative d'emergenza (Sae), ossia le cosiddette casette montate per metà rispetto al numero richiesto. Tuttavia le famiglie che hanno preso possesso degli alloggi temporanei non se la passano gran bene: le tubature dei boiler posizionati sui tetti nei giorni scorsi, quando la temperatura esterna ha superato i 5 gradi sotto lo zero, sono esplose a causa del gelo, lasciando le case senza acqua calda. A oggi i tecnici dei vari consorzi produttori delle Sae stanno coibentando le tubazioni e le caldaie. Ma non basta. Il ricambio insufficente dell'aria nelle abitazioni crea sempre più spesso condensa sulle porte e sulle finestre. Quando piove a vento, e il clima appenninico è solito a queste manifestazioni, sono evidenti le infiltrazioni d'acqua attorno agli infissi. E non sono casi isolati: dal reatino al maceratese passando per il piceno ai primi cittadini sono arrivate tante segnalazioni di questa gravità che dimostrano quanto siano poco adeguate le casette al clima dell'entroterra del centro Italia. Ma siamo solo ai primi mesi dalla messa in posa, chissà quanto reggeranno le piccole Sae. E anche lì dove si dovrebbe lavorare alacremente per dare presto un alloggio a chi ne ha diritto le consegne procedono a rilento: «Abbiamo superato finalmente tutti i problemi per il collaudo delle caldaie ma solo dopo aver chiamato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, e la vigilia di Natale abbiamo consegnato altre 12 casette, ma ne mancano all'appello ancora 170 chiosa Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso -. Quindi nessuna inaugurazione e nessuna cerimonia: la faremo solo quando avremo consegnato l'ultimo alloggio temporaneo. Allora potrò dirmi soddisfatto».

«È desolante - denuncia l sindaco di Sarnano, Franco Ceregioli - All'esterno vialetti ancora da sistemare, cumuli di terra, terrapieni da ultimare, reti da cantiere, asfaltatura rovinata, pezzi di catrame sulle aiuole. All'interno, oltre alla sporcizia, parte del mobilio e dei complementi d'arredo previsti nel capitolato non montati o addirittura assenti».

Al contempo una buona metà di chi è ancora negli hotel della costa marchigiana, in maggioranza anziani, si sta approssimando a un ennesimo trasferimento: infatti almeno il 40 per cento degli albergatori non ha rinnovato la convenzione e quindi gli sfollati a inizio gennaio saranno costretti a traslocare in altre strutture. Non mancano le difficoltà sulla viabilità locale perché l'Anas, come ha comunicato ieri ad alcuni comuni della Val Nerina, non ha ultimato ancora la manutenzione stradale: gli interventi si potranno concludere a fine febbraio, non prima. Altrettanto a rilento procede anche la rimozione e lo smaltimento delle macerie: tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo sono state bonificate soltanto le aree dove insistevano gli edifici pubblici, almeno l'80 per cento dei cumuli delle case crollate sono là in bella mostra, ai lati delle strade per l'accesso ai vecchi borghi.

La speranza nei cuori di questi concittadini è che con la primavera, di pari passo con la sistemazione di tutte le Sae e l'allestimento dei piccoli quartieri temporanei, riprenda a poco a poco la vita e con essa il lavoro per tutti. Altra nota dolente. Non poche polemiche a questo proposito sta suscitando a Fermo il corso organizzato dalla onlus Gus (Gruppo umana solidarietà) per gli immigrati che risiedono a Servigliano e dedicato a chi di loro vuole imparare a tagliare la pelle.

Chissà che vorranno impiegare gli ospiti nel nuovo stabilimento Tod's appena inaugurato.

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