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Il generale Alfano in guerra con un esercito di tre soldati

Solo un eletto in Veneto, due in Puglia. Ma Angelino fa la voce grossa: "Al governo per le riforme, poi vedremo"

Il generale Alfano in guerra con un esercito di tre soldati

C'è una certa distanza tra la realtà e Angelino Alfano. Il leader del Nuovo centrodestra, dopo aver «esultato» per il risultato delle regionali già a caldo, raccogliendo l'ironia di Francesco Storace e Maurizio Gasparri, ieri invece di scegliere un più basso profilo, ha voluto rilanciare. Postando sempre su Twitter una foto del Sole24Ore che riportava il dato elettorale della sua coalizione: «Area Popolare al 4,7%. Che dicono oggi i portasfiga?».

Sembra dunque che il ministro dell'Interno sia soddisfatto dell'esito del voto, tanto da lanciarsi sull' hashtag #avantitutta per gasare le sue truppe. Eppure, andando a spulciare gli eletti di Ncd, escludendo dunque i candidati indipendenti o targati Udc, si finisce molto in fretta la conta dell'esercito alfaniano. Il partito di Angelino a questo giro porta a casa tre seggi in tutto. Ossia quanti ne aveva nella sola Toscana. Dove ora Ncd non ha più nemmeno l'ombra di un consigliere regionale, come d'altra parte nei consigli dell'Umbria, della Liguria e delle Marche (qui l'unico eletto di Ap è Luca Marconi, in quota Udc).

Ma la vera amara sorpresa arriva dalla Campania, dove Ncd poteva contare fino a oggi su un manipolo di sei consiglieri, e oggi si ritrova a mani vuote. Ncd - che appoggiava il governatore uscente Caldoro, mentre l'Udc ha scelto di sostenere De Luca - in realtà avrebbe conquistato «ben» due seggi.

Ma uno dei due è stato «assorbito» dalla lista del candidato presidente, lasciando fuori dal consiglio l'ex assessore Severino Nappi che, privato dello scranno, ieri ha annunciato ricorso. Nel frattempo l'unico eletto sicuro è l'altro assessore uscente, Pasquale Sommese. Che però fino a poco fa era il coordinatore campano dell'Udc, ed è stato «ospitato» nella lista degli alfaniani circa un mese fa, dopo la rottura del fronte unitario.

La nuova «punta di diamante» (si fa per dire) del Nuovo Centrodestra è diventata dunque la Puglia. Dove Area popolare, candidata insieme al «Movimento Schittulli», porta a casa una pattuglietta di quattro consiglieri. Due dei quali - Gianni Stea e Giovanni De Leonardis - sono targati Ncd, che dimezza così le presenze rispetto ai quattro seggi della precedente consiliatura. Eppure nel «tacco» d'Italia è andata meglio che in Veneto, dove il partito di Alfano aveva sette consiglieri uscenti e, dopo aver appoggiato Tosi, vede confermato solo il coordinatore regionale Marino Zorzato, già vicepresidente della giunta Zaia.

Insomma, Alfano ha un bel twittare che #NoiCiSiamo , ma a dare una scorsa ai risultati non si può proprio dire il partito del ministro dell'Interno abbia vinto le elezioni. Nelle sette regioni si votava per eleggere 270 consiglieri regionali. Ncd è arrivata alle urne con 27 consiglieri uscenti (tre in Liguria e Toscana, due in Umbria e nelle Marche, sette in Veneto, sei in Campania e quattro in Puglia), che rappresentavano la ragguardevole media del 10 per cento dei consigli regionali da rinnovare. Ed è riuscita a eleggerne soltanto tre, ossia l'uno virgola uno periodico. Davvero ad Alfano, nel risiko della politica, bastano i suoi tre carrarmati contro «necrofori, sotterratori e portasfiga»? Angelino pensa di sì. Lo ha ribadito ieri sera a Di Martedì , su La7 . Attaccando il leader del Carroccio Salvini. «Dopo ogni elezione dice sempre che noi non ci siamo più. Invece siamo sempre qui». Ma forse, un dubbio ce l'ha anche lui. Tanto da mettere in dubbio la permanenza di Ncd nell'esecutivo: «Rimarremo al governo per completare il percorso di riforme l'anno prossimo.

Poi valuteremo».

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