Economia

Generali tra Allianz e Axa: l'altro piano di Bolloré

Il futuro delle attività francesi del gruppo. E il ruolo chiave di Caltagirone

Generali tra Allianz e Axa: l'altro piano di Bolloré

Tornano, più forti di 10 giorni fa, le voci allora riportate dal Giornale di una trattativa per un'operazione clamorosa: la cessione da parte delle Generali delle attività francesi al gruppo assicurativo tedesco Allianz. Le ha rilanciate ieri l'agenzia Bloomberg, citando fonti interne ad Allianz. Le stesse che in ogni caso non garantiscono la riuscita dell'operazione, anche per problematiche legate all'antitrust europeo.

Al Giornale risulta che contatti esistano e che il viaggio in Germania dei vertici triestini sia imminente: un incontro tra l'ad delle Generali, Philippe Donnet, e il ceo di Allianz, Oliver Bäte, sarebbe in agenda per lunedì a Monaco, negli uffici di Morgan Stanley, che segue il Leone come advisor. Allianz non ha commentato l'indiscrezione, mentre da Trieste hanno ricordato che, nell'investor day dello scorso 23 novembre, Donnet non ha parlato di lasciare il mercato francese. Anche se, come noto nel mondo della finanza, certe convinzioni possono sempre cambiare, specialmente di fronte a offerte molto interessanti. In proposito, un report di Equita ieri ha fatto notare che se il piano di cessioni delle Generali non include la Francia, «allo stesso tempo la presentazione del piano si è focalizzata esclusivamente su Italia e Germania, tralasciando la Francia». In Borsa il titolo ha chiuso in rialzo dell'1,6% a 14,4 euro. Negli ultimi 10 giorni il rialzo è stato del 13%; soprattutto perché la cessione di Generali France sarebbe propedeutica al vero obiettivo finale: un'aggregazione in terra di Francia tra Generali e Axa.

L'operazione, che finora non ha mai trovato conferme, sarebbe una delle opzioni di Donnet, ex manager di Axa nonché amico di Vincent Bolloré, il raider che ha appena lanciato la scalata a Mediaset con il gruppo Vivendi. Lo stesso Bolloré, come noto, è anche il secondo azionista, con quasi l'8%, di Mediobanca; che a sua volta detiene la quota più importante delle Generali (il 13%), di cui lo stesso Bolloré è stato vicepresidente. Qualora l'esistenza di un tale disegno avesse una sua concretezza, si tratterebbe di qualcosa di enorme. A maggior ragione ora che l'aggressività del capitalismo francese è venuta allo scoperto e ha già coinvolto prima Telecom, poi Mediaset.

Non solo. Essendo a questo punto intervenuto il governo, c'è da immaginare che un attacco alle Generali - che detiene nelle sue riserve circa 70 miliardi di titoli di Stato italiano - sarebbe seriamente ostacolato dal sistema. Non è un caso che il maggiore investitore privato del Leone con il 3,5%, Francesco Gaetano Caltagirone, in questi giorni, in privato, si è espresso chiaramente contro una riduzione del perimetro delle Generali che devono restare forti e indipendenti.

Potrebbe allora essere proprio Caltagirone, buon amico di Bolloré (nonché di Flavio Cattaneo, il supermanager scelto da Vivendi per Telecom) il perno, finanziario e relazionale, intorno al quale tenere ancorata l'italianità delle Generali.

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