Politica

Genova, a 13 anni dal G8 sospesi trenta poliziotti

Già condannati in via definitiva dal tribunale avevano mantenuto il lavoro. Ora arriva la sanzione disciplinare

Tredici anni sono trascorsi da quel drammatico G8 tenutosi a Genova. Era il luglio del 2001. Tre giorni di scontri, guerriglia urbana, no global da una parte forze dell'ordine dall'altra, fiondate, molotov e manganelli e in mezzo migliaia di manifestanti pacifici. Ci scappò pure il morto, Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere che sparò per difendersi da un assalto. Poi la feroce «vendetta» delle forze dell'ordine nella scuola Diaz, uno dei luoghi dove si erano rifugiati dopo un giorno di scontri decine di antagonisti. Pestati a sangue dagli uomini in divisa. Adesso dopo anni di processi, condanne e assoluzioni (poche), la commissione disciplinare della corte d'Appello di Genova (composta da due magistrati e un funzionario del Viminale), ha deciso di sospendere e interdire dai pubblici uffici - dai tre ai sei mesi- una trentina di poliziotti coinvolti a vario titolo nei giorni della violenza. Tutti funzionari o comunque ufficiali di polizia giudiziaria. Ovvero uomini che in quelle drammatiche giornate potevano impartire ordini. La sanzione più alta è stata comminata a chi aveva le responsabilità più gravi. Tra questi, per esempio, Spartaco Mortola, che ha ricevuto la sanzione più grave (sei mesi). Mortola ha appena finito di scontare il residuo di pena agli arresti domiciliari lo scorso 15 luglio. Il suo legale, l'avvocato Piergiovanni Junca ha già annunciato che farà ricorso alla commissione disciplinare centrale per chiedere la revoca del provvedimento. Esclusi dalle «punizioni» nomi eccellenti come l'ex capo dello Sco Francesco Gratteri e l'ex vicecapo dell'Ucigos Giovanni Luperi (entrambi condannati a 4 anni di reclusione) perché, secondo i «giudici» non avevano funzione di polizia giudiziaria, ed esclusi anche tutti quelli che sono andati nel frattempo in pensione come l'ex capo del VII nucleo del Reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini.

Soddisfatti solo in parte i legali delle parti civili: «Il fatto che il ministero degli Interni - sottolinea l'avvocato Emanuele Tambuscio - non abbia esercitato l'azione disciplinare e che i responsabili dei fatti della Diaz non siano stati destituiti è clamoroso ma assolutamente coerente con l'atteggiamento tenuto dal Ministero dal 2001 a oggi». Era stato il procuratore generale di Genova, Vito Monetti, ad annunciare il nuovo procedimento disciplinare nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario nei confronti di quei poliziotti che, pur condannati in via definitiva per quelle violenze, non avevano perso il posto di lavoro per decisione del Ministero che aveva ritenuto soltanto «colposa» la condotta dei funzionari di polizia.

La sanzione verrà scontata al termine della interdizione dai pubblici uffici.

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