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Gentiloni passa l'esame Ue con l'appoggio di Berlusconi

Tre ore di domande, poi l'ok come commissario per l'Economia. Il Cavaliere: lo sosteniamo perché italiano

Gentiloni passa l'esame Ue con l'appoggio di Berlusconi

Buona la prima: Paolo Gentiloni, sceso nell'arena di un parlamento europeo nervoso e diviso, riesce ad ottenere subito il via libera come commissario per gli Affari economici della Ue.

La Commissione Economica dell'Europarlamento presieduta dall'italiana Irene Tinagli, dopo tre ore di audizione, ha dato luce verde a larga maggioranza (tutti tranne le estreme, Gue e Lega): «Il consenso era molto ampio, non c'è stato bisogno del voto», ha spiegato Tinagli. «Una bella esperienza democratica. Un onore essere confermato Commissario», ha twittato lui appena appreso l'esito. Tra i primi a stringergli la mano, dopo l'audizione, è stato Silvio Berlusconi: «Una buona prestazione. Noi lo sosterremo, in quanto italiano», ha poi spiegato il leader azzurro.

Esito positivo per nulla scontato, visti i tempi che corrono: archiviata la grande paura dell'ondata sovranista che spingeva all'unità contro il nemico comune, il clima tra Parlamento e governi e tra le varie forze politiche europee è pessimo, e all'ombra della battaglia per la conferma della Commissione von der Leyen si consumano prove di forza e vendette trasversali. Due commissari già abbattuti (ungherese e rumeno), uno in bilico (polacco), e una candidata prestigiosa e competente come la francese Sylvie Goulard (Mercato interno) che rischia di essere impallinata per fare un dispetto a Macron. Si capisce quindi perché il solitamente calmo Gentiloni fosse ansioso, alla vigilia, nonostante le molte frecce al suo arco: ex premier, una brillante carriera politica, l'appartenenza ad una delle grandi famiglie politiche Ue, la fitta rete di relazioni nelle Cancellerie europee maturata prima da ministro degli Esteri e poi da capo del governo. Senza contare l'essere stato designato dal nuovo esecutivo, che gode di una certa indulgenza nella Ue. Passando con grande disinvoltura dall'italiano all'inglese al francese e stando ben attento a troncare e sopire ogni polemica blandendo l'irrequieto parlamento, l'ex premier ha retto per tre ore consecutive sotto il fuoco delle domande. Tenuto sotto tiro da destra per il sospetto di favorire il lassismo italico, da sinistra perché troppo moderato, e per di più benestante: «Lei ha un portafoglio milionario in azioni», si è indignata la esagitata esponente della estrema sinistra francese Aubry. «Quel portafoglio è stato completamente liquidato. E in ogni caso non era certo milionario», la ha bacchettata lui. Le armi politicamente più pesanti sono state spianate dai tedeschi del Ppe: «Ho ricevuto tantissime telefonate a suo sostegno da Roma, mancava solo il Papa. Ma il nuovo governo italiano sta aumentando ancora il deficit, lei applicherà le regole anche a loro?», è l'affondo di Markus Ferber. Gentiloni rassicura: «Voglio essere molto chiaro. Non sarò il rappresentante di un singolo governo ma il commissario di tutti e 27». Le regole valgono per tutti, spiega, anche se non essendo «perfette» possono essere migliorate. La flessibilità va usata «quando necessaria», ma la riduzione dei debiti pubblici alti è una priorità su cui «mi concentrerò». Ferber manda segnali minacciosi: «È un politico abile, ma non basta a farne un commissario Ue». Ma dal Ppe smorzano: «Sono solo segnali ad uso interno: deve far vedere ai tedeschi che gli spendaccioni italiani vengono tenuti sotto controllo».

E infatti anche Ferber vota per il commissario italiano, e si unisce all'applauso finale.

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