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Gentiloni si gioca il jolly: fiducia sullo ius soli per riunire la sinistra

Governo pronto a blindare il testo al Senato per accontentare Pisapia & C. Il no di Alfano

Gentiloni si gioca il jolly: fiducia sullo ius soli per riunire la sinistra

Fiducia anche per l'approvazione dello Ius soli. Il governo di Paolo Gentiloni si prepara a porre ancora una volta la fiducia per arrivare all'approvazione di una legge che non ha una maggioranza in Parlamento. Salirebbero così a 23 (o a 24 contando quella probabile per il Rosatellum al Senato) le richieste di voto di fiducia per un esecutivo che ancora non ha compiuto un anno, raggiungendo la media di oltre due al mese. Così come è accaduto per il Rosatellum ora Gentiloni intende ripercorrere la stessa strada per la riforma della legge di cittadinanza. Una legge bandiera che serve al Pd a ricompattarsi con una sinistra che scalpita ma è comunque rimasta vicina al partito come quella di Giuliano Pisapia, e anche per attrarre personalità come la presidente della Camera, Laura Boldrini, intenzionata a ricandidarsi con il Pd.

Ecco che il decennale della Partito Democratico, celebrato al Teatro Eliseo di Roma, diventa l'occasione per rilanciare il tema della cittadinanza. Tocca al padre nobile Walter Veltroni porre la questione al segretario del partito Matteo Renzi e al premier Gentiloni durante il suo intervento. «Vorrei che la legislatura si concludesse con l'approvazione dello Ius soli -dice Veltroni - Caro Paolo, caro Matteo fate ciò che è necessario».

E Gentiloni ovviamente risponde sollecito. «Abbiamo introdotto le unioni civili in questo Paese e ne siamo orgogliosi. E spero che saremo orgogliosi di poter dire che un altro diritto, quello dei bambini che frequentano le nostre scuole, che sono nei nostri quartieri e giocano nelle squadre di calcio, ma che sono nati da genitori stranieri, possano avere il diritto alla cittadinanza. - dice il premier- È questo l'impegno del governo e mio personale. Stiamo lavorando per poter approvare questa legge durante questa legislatura». Il premier cerca pure di essere rassicurante, loda il lavoro del ministro dell'Interno Marco Minniti e garantisce che «la sinistra di governo Si impegna a gestire i flussi migratori e a cercare di governarli. Se possibile».

Ma c'è il tempo in questo scorcio di fine legislatura per approvare la riforma della cittadinanza? Al Senato, dove è impantanata la legge, si potrebbe aprire un varco alla fine di novembre, prima del ritorno in Aula per la terza lettura della legge di Bilancio. Ritorno ipotizzabile tra il 10 e il 15 dicembre. Certo l'approvazione dello Ius soli non appare priva di ostacoli. Il primo è rappresentato dal muro che Ap (gli alfaniani) ha alzato di fronte all'ipotesi del ricorso alla fiducia. E gli uomini di Verdini non basterebbero a compensare la perdita.

Il ministro degli Esteri si era detto disponibile a votare il testo purché si apportassero modifiche in commissione prima dell'arrivo in Aula, rinforzando il principio dello Ius culturae, per rendere meno automatica l'assegnazione della cittadinanza. Ma i tempi per fare cambiamenti non ci sono. O si blinda tutto il testo con la fiducia o non verrà approvato entro la fine della legislatura. E quindi la linea del governo sarebbe quella di andare fino in fondo accettando il rischio. Il senatore dem Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani apprezza le parole di Gentiloni e ricorda che crescono le adesioni allo sciopero della fame a staffetta. Sono invece pronti alle barricate i leghisti.

Per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli «lo Ius soli serve solo a creare due milioni di nuovi elettori per la sinistra».

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