Politica

La Germania ci dà gli ordini: "Identificate subito chi fugge"

Adesso la Cancelliera pretende gli «hotspot» dall'Italia In Lombardia niente contributi agli hotel dei profughi

La Germania ci dà gli ordini: "Identificate subito chi fugge"

Roma - Quel richiamo ai campi profughi da aprire di corsa non è altro che «un ricatto». Così Lorenzo Fontana, europarlamentare del Carroccio, bolla la bacchettata rifilata all'Italia da Angela Merkel. Ieri la cancelliera tedesca, durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo austriaco Werner Faymann, smettendo del tutto l'abito buonista che si era cucita addosso nelle ultime settimane, ha richiamato all'ordine l'Italia, chiedendo di aprire al più presto i centri di identificazione dei migranti previsti dal piano della Commissione europea per la ricollocazione dei profughi arrivati in Italia, Grecia e Ungheria. «È urgente che la Grecia, e anche l'Italia, creino subito gli hotspot», ha ringhiato Frau Angela, minacciando che in caso contrario non potrà avere luogo la «distribuzione equa dei migranti». E il tutto mentre sia Germania che Austria ripristinano i controlli ai confini di Stato, con tanti saluti al trattato di Schengen.

I centri a cui fa riferimento la cancelliera servono a identificare i migranti nei Paesi in prima linea per gli sbarchi degli immigrati. Che qui dovrebbero restare, almeno sulla carta, solo pochi giorni. Il tempo di essere identificati - anche con il rilevamento delle impronte - e registrati, in modo da fare una prima divisione tra chi ha diritto a richiedere asilo e chi è irregolare e andrebbe rimpatriato (e quella dei rimpatri e sui costi da sostenere per attuarli è un'altra partita, non meno complicata). Ovviamente l'incognita principale è la ben nota tendenza degli immigrati che sbarcano in Italia a non voler farsi identificare, dettaglio che potrebbe mandare in tilt tutto il sistema. A regime, in Italia i centri reclamati dalla Merkel dovrebbero essere sei, tutti coordinati da un ufficio centrale a Catania. Cinque sono in Sicilia: Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Augusta. Uno in Puglia, a Taranto. Senza questi centri, l'Italia potrà scordarsi - come ha ammonito la Merkel - anche i trasferimenti dei migranti dal nostro Paese agli altri stati membri (sono 24mila in due anni). Peccato che il nostro Paese, a onta delle parole della Cancelliera, si sia già portato piuttosto avanti con il lavoro. I centri di Lampedusa e Pozzallo sono già pronti, gli altri quasi, solo Augusta e Taranto apriranno tra novembre e dicembre. A dirlo non è il governo italiano, ma il commissario Ue per l'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che una settimana fa, a Strasburgo, si è detto «soddisfatto» di quanto fatto dall'Italia per realizzare i centri. Evidentemente la sua dichiarazione è sfuggita alla Merkel.

Intanto in Europa l'emergenza resta alta al confine serbo-magiaro. Lunedì, ultimo giorno prima dell'entrata in vigore della nuova legge voluta dal premier Viktor Orban, che prevede l'arresto per gli immigrati entrati illegalmente nel Paese, il flusso in arrivo dalla Serbia ha toccato la soglia record di 9.380 migranti, quasi il doppio rispetto a domenica scorsa. Ma dopo mezzanotte, chi ha provato a varcare il confine ha fatto i conti con le nuove norme e con la polizia ungherese (900 gli agenti schierati sul confine, con 4.300 militari), che ha arrestato 174 persone e respinto, in poche ore, 16 richieste di asilo. E dopo il muro al confine con la Serbia, l'Ungheria valuta di estendere il filo spinato a tutta la frontiera con la Romania, partner Ue. Il premier Orban prosegue per la sua strada, nonostante la richiesta di chiarimenti della Ue sul contenuto della nuova legge. Il governo magiaro avrebbe deciso di opporsi anche alle quote. Secondo fonti diplomatiche citate dall'Ansa, l'Ungheria rifiuterebbe i 54mila ricollocamenti offerti dall'Ue pur di non essere accomunata - nonostante i 180mila stranieri registrati quest'anno - con i Paesi in prima linea. Curioso che nel suo richiamo a Italia e Grecia la Merkel, ieri, abbia scordato proprio l'Ungheria.

Infine oggi il consiglio regionale lombardo voterà la nuova legge sul Turismo, che prevede di escludere dai contributi regionali le strutture ricettive che, negli ultimi tre anni, si siano «riconvertite» facendo business con l'accoglienza agli immigrati.

Irifugiati «da ricollocare» che spettano al nostro

Paese secondo gli ultimi

accordi internazionali

Commenti