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La Germania vuol invaderci: la Troika è pronta all'assalto

L'aut-aut del consigliere di frau Merkel per mandarci i commissari: fatevi aiutare o fuori dalla moneta unica

La Germania vuol invaderci: la Troika è pronta all'assalto

Come la Grecia. A Berlino ci vogliono così, con la Troika in casa e la sovranità nazionale nell'inceneritore. Un piccolo feudo da gestire per mezzo degli squadroni del rigore, le mani piombate dalle solite ricette tossiche dell'austerità. Dismesse le Panzer-Division, i tedeschi hanno affinato l'arte dell'invasione. È la versione 2.0 esibita non da qualche esponente xenofobo-brutto-sporco-e-cattivo di Alternative für Deutschland, ma da uno dei maître à penser in campo economico di Angela Merkel. Con Matteo Renzi non ancora uscito di scena, con la Borsa che vola ai massimi dalla Brexit (+4,1%) e lo spread silenziato sotto i 160 punti, così pontifica, dalle colonne di Handelsblatt, Volker Wieland: l'Italia «ha bisogno al più presto di un governo in grado di agire. Questo esecutivo dovrebbe chiedere un programma di aiuti all'Esm», ovvero al fondo salva-Stati, con «anche il Fondo monetario coinvolto».

Perfetto: l'esatta riproposizione del salvataggio di Atene, la stessa doppia regia tesa «a esercitare le giuste pressioni per sbloccare le riforme». Anche a costo di mettere ancor più in ginocchio un Paese. Il saggio di Frau Angela ne ha anche per Renzi, che ha sbagliato a legare «il suo futuro politico alla riforma costituzionale invece di portare avanti riforme ambiziose sul mercato del lavoro, dei prodotti, dell'amministrazione pubblica e della giustizia». Peccato che, appena lunedì, il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble la pensasse diversamente: «L'Italia deve continuare sulla strada presa da Renzi sulle questioni economiche e politiche». Ma la cosa più grave è che per Wieland sia assolutamente naturale che il nuovo governo non provi neppure a cavarsela da solo. Non c'è altra opzione se non quella del commissariamento e dell'imposizione di misure draconiane. Anzi, un'alternativa c'è: «Se il nuovo governo non affronterà con forza questi problemi l'Italia non riuscirà a restare a lungo nell'Unione monetaria». Insomma: o si piega la testa, oppure si spalanca la porta di uscita dall'euro. Un'ingerenza minacciosa mascherata dal buon proposito di dare alla penisola uno «scudo in caso di crisi debitoria». Ma come: non c'è già il quantitative easing della Bce a proteggerci? Ancora per poco, a sentire un altro falco come il presidente dell'istituto di ricerca tedesco Ifo, Clemens Fuest, che a ridosso della cruciale riunione di domani dell'Eurotower sollecita Mario Draghi a rallentare gli acquisti di titoli a partire dall'aprile 2017. Il motivo? Il rialzo dei prezzi del petrolio ha dissolto i rischi di deflazione.

Del resto, l'attitudine tedesca alla moral suasion è nota, e Schaeuble ne è il suo profeta. Era stato proprio il ministro a insistere, a fine ottobre, per usare l'Esm come braccio armato per vigilare sui conti pubblici. Un cane da guardia pronto ad abbaiare contro chi sgarra. E a morderlo. La Germania non avrebbe nulla da temere, in quanto «àncora di stabilità», come detto ieri dalla Merkel. Che, ormai in piena campagna elettorale, ha esaltato «la disoccupazione dimezzata e la creazione di 2,7 milioni di posti di lavoro soltanto negli ultimi cinque anni», dimenticandosi che nel computo ci sono anche i famigerati mini-job. Salari da fame, zero prospettive.

Più che dei propri, è sempre meglio occuparsi dei problemi altrui.

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