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Getta il neonato dalla finestra: «Il parto, poi non ricordo nulla»

Risolto il giallo del bebè trovato in strada. La madre confessa: «Non sapevo di essere incinta». Il marito: non me n'ero accorto

Nadia Muratore

Settimo Torinese (To) «Era maschio o femmina?». Questa è stata l'unica domanda che Valentina Ventura, 34 anni di Settimo Torinese, ha rivolto agli inquirenti che l'accusavano di aver gettato in strada il figlio appena partorito, morto pochi istanti dopo il ricovero in ospedale. Dopo un serrato interrogatorio, nella caserma dei carabinieri, la donna è crollata e ha raccontato quanto era accaduto: «Ho partorito, è vero, ma non ricordo se il neonato l'ho lanciato dalla finestra del bagno. Ho asciugato il sangue sul pavimento e il lavabo, mi sono cambiata e ho portato mia figlia all'asilo. Ma giuro che non sapevo di essere incinta, non me ne sono mai accorta».

Si è risolto in meno di 24 ore il giallo del neonato gettato sull'asfalto in via Turati, a pochi metri dalla finestra dell'alloggio al secondo piano dove Valeria Ventura vive con il marito e una figlia di tre anni. Il piccolo, sporco di sangue, con il cordone ombelicale ancora attaccato, era stato soccorso da un netturbino che, insieme a un collega, stava lavorando in quella via, tra il centro cittadino e la stazione ferroviaria. Soccorso e portato all'ospedale infantile Regina Margherita, il piccolo è morto prima ancora di essere ricoverato nel reparto di rianimazione. Frammentario e confuso, il racconto della mamma, accusata di omicidio: «Sono andata in bagno e il bambino è nato» ha detto ai carabinieri e al procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando, sostenendo di ricordare solo vagamente quanto è accaduto dopo, ossia il taglio del cordone e il lancio del piccolo dalla finestra.

Durante l'interrogatorio, quando ha realizzato che il figlio era morto, Valentina Ventura «non ha avuto alcuna reazione - ha riferito il procuratore Ferrando - Ha solo chiesto ai carabinieri il sesso. E non ha mai pianto. Ha colpito l'apparente normalità del suo comportamento, che ha partorito alle prime luci del giorno e poco dopo ha accompagnato l'altra bimba all'asilo. Quando ha saputo che sarebbe stata trattenuta, ha avuto un moto di stupore». All'inizio ha anche negato, ma gli investigatori erano sicuri di avere imboccato la pista giusta. Inoltre i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo nel suo alloggio, trovando altre conferme.

La svolta nelle indagini, è arrivata quando i carabinieri hanno iniziato a parlare con gli abitanti del quartiere. Più di una persona ha raccontato di aver chiesto alla Ventura se fosse incinta, ma lei aveva sempre negato. «È solo gonfiore di pancia», rispondeva con un sorriso. Pare che nessuno fosse a conoscenza del segreto che portava in grembo: Non sapevo di essere incinta, in questi nove mesi ho avuto regolarmente il ciclo - ha detto la donna, che fino a qualche mese fa lavorava in un bar - Mio marito ieri mattina ha visto il sangue, ma gli ho detto che era una mestruazione abbondante».

Il marito, Salvatore Scalas, agente immobiliare, dice di non essersi accorto di nulla, tanto meno l'altra notte: «Ho sentito come un miagolio - ha spiegato agli inquirenti - ma non ho collegato». Quel «miagolio» era il pianto di suo figlio appena nato, che pesava tre chili per 54 centimetri d'altezza. I medici del Regina Margherita, che si sono prodigati invano per salvarlo, lo hanno chiamato Giovanni. Per ora i carabinieri sono convinti che la donna abbia fatto tutto da sola, mentre la visita ginecologica a cui è stata sottoposta «ha confermato il parto appena avvenuto».

Tra le circostanze al vaglio degli investigatori come movente dell'infanticidio c'è il fatto che il marito e l'altra bambina della coppia, soffrono di una stessa patologia ereditaria.

Forse Valentina era così terrorizzata che anche questo figlio potesse essere malato da rimuovere persino il fatto di essere incinta e quando ha partorito, forse senza neppure capire cosa stava facendo, ha gettato il piccolo dalla finestra, sperando di potersi sbarazzare di tutti i problemi.

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