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Giù la pressione fiscale, privatizzazioni e crescita: le promesse del governo

Il Tesoro ha pubblicato il Def varato dal Cdm: "Il peso delle tasse scenderà sotto il 43% quest'anno"

Giù la pressione fiscale, privatizzazioni e crescita: le promesse del governo

La pressione fiscale scenderà sotto il 43% a partire da quest’anno. È questa l'ultima promessa del governo contenuta nel Def. Al netto delle clausole di salvaguardia disattivate e del bonus 80 euro considerati come sgravio fiscale, secondo le stime del ministero dell'Economia, la pressione fiscale scenderà al 42,9% quest’anno (dal 43,1% del 2014) al 42,6% nel 2016, al 42,1% nel 2017, per poi scendere sotto quota 42 nel 2018 (al 41,9%).

È importante l’impatto sulla crescita delle riforme approvate dal governo o in cantiere, emerge dal Def. Nel 2020 grazie alle riforme il Pil crescerà dell’1,8%, nel 2025 del 3% e nel lungo periodo del 7,2%: sono gli auspici del governo.

Nelle previsioni il rapporto tra debito e pil crescerà nel 2015 (da 132,1 a 132,5%) per poi scendere significativamente nel biennio successivo (a 130,9 e 127,4), anche grazie al contributo delle privatizzazioni; ciò consentirà di rispettare la regola del debito prevista dalla normativa europea e nazionale. Questi numeri riflettono valutazioni prudenziali. Gli obiettivi per il 2016 (e gli anni successivi), si legge nel Def, "potranno essere rivisti positivamente a settembre con la Nota di Aggiornamento del Def". Il governo "non esclude che per quella data sia possibile indicare un tasso di crescita più elevato; ciò offrirebbe margini più ampi per la riduzione della pressione fiscale".

Gli effetti degli interventi sul funzionamento del mercato del lavoro risulteranno amplificati dagli incentivi fiscali introdotti con la Legge di Stabilità per il 2015, quali la riduzione permanente del cuneo fiscale per i dipendenti con un reddito inferiore a 26 mila euro (bonus Irpef 80 euro); la deducibilità, per le imprese e alcuni lavoratori, del costo del lavoro dalla base imponibile ai fini Irap; l’esenzione totale, per 36 mesi, dal pagamento dei contributi sociali per i nuovi contratti a tempo indeterminato stipulati nel 2015. Il governo stima poi che le riforme, una volta attuate, eserciteranno un impatto significativo sulla crescita di lungo termine, sull’occupazione e sulla sostenibilità delle finanze pubbliche ; le riforme rappresentano inoltre un fattore cruciale di impulso per gli investimenti. Rafforzandosi reciprocamente, riforme strutturali e investimenti accrescono stabilmente il potenziale, migliorando le aspettative di imprese e famiglie sulle prospettive dell’economia. Avanti con il piano di privatizzazioni varato nel 2014. È quanto prevede il Def che ricorda come siano in corso l’ultimazione delle procedure amministrative per le privatizzazioni già annunciate e che nel 2015 porteranno proventi pari a circa lo 0,4% del Pil. In seguito si stima che tra il 2016 e il 2018 il programma di privatizzazioni consentirà di mobilizzare risorse pari a circa l’1,3 per cento del Pil. Saranno gli interventi normativi che culmineranno nella prossima Legge di Stabilità a rendere poi operativo il percorso programmato. Sul tavolo, si legge nelle tabelle del cronoprogramma, lo stato di avanzamento delle privatizzazioni di partecipazioni di Enel, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, Enav e Grandi Stazioni.

"Relativamente alla capacità di realizzazione delle opere pubbliche, che secondo recenti statistiche vengono attuate scontando un 40% di tempi inerziali sui tempi complessivi di realizzazione, è stato elaborato un Piano di rafforzamento amministrativo (Pra) per affrontare le criticità dovute alla scarsa capacità amministrativa", scrive sul proprio sito il ministero delle Infrastrutture, presentando l'allegato infrastrutture al Def 2015.

"Sempre a questo fine - si legge ancora - e per la totale trasparenza dei dati, si assume l'impegno di un nuovo sistema di dati aperti, Opencantieri, in cui rendere disponibili ai cittadini tutte le informazioni".

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