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Il giallo dei Rolex alla Pinotti che imbarazza il governo

Dagospia: li ha ricevuti senza dichiararli dopo la firma di una commessa dal Kuwait a Finmeccanica. Lei: falso. I precedenti con gli orologi di Renzi e Lupi

Il giallo dei Rolex alla Pinotti che imbarazza il governo

Di nuovo Rolex che fanno diventare rosso il governo? Di nuovo imbarazzo su doni preziosi di cui si perde traccia? Non bastavano gli orologi regalati alla delegazione di Palazzo Chigi in visita a Ryad, né quello donato da imprenditori inquisiti al figlio di Maurizio Lupi, che provocò le sue dimissioni da ministro dei Trasporti, ora spuntano i doni preziosi alla titolare della Difesa, Roberta Pinotti

La bomba la fa scoppiare Dagospia, scrivendo che avrebbe «benedetto» la più grossa commessa di Finmeccanica nella storia, un accordo con il Kuwait da 8 miliardi, e dopo la firma avrebbe ricevuto due «importanti» gioielli in regalo, ufficialmente per le figlie, oltre a un orologio Rolex in oro bianco, tempestato di brillantini per lei. Costosi ringraziamenti da parte dell'emirato arabo per i suo ruolo nella vendita di 28 caccia Eurofighter.

Passano le ore e dal ministero tutto tace, mentre la notizia circola sui mass media, nei palazzi del governo l'imbarazzo cresce e lo scandalo pure.

Solo nel tardo pomeriggio la Difesa dirama una nota di smentita sulle «presunte indiscrezioni» apparse su Dagospia. Dice che sarebbero «da considerare prive di qualsiasi fondamento le notizie apparse oggi su un sito web e riprese incautamente da altri». Il ministro Pinotti, continua il comunicato, «ha sempre seguito le prescrizioni contenute nel Dpcm del 20.12.2007 riguardo i cosiddetti doni di rappresentanza».Cioè:«ove ne ricorrono le condizioni detti doni vengono quindi presi in consegna e custoditi dall'amministrazione Difesa».

Al di là del linguaggio burocratico, quelli che la fonte araba di Dagospia definiva «importanti» gioielli non sarebbero dunque finiti nelle mani della Pinotti né delle sue figlie.

Quello citato dal ministero è il decreto del presidente del Consiglio firmato dall'allora premier Romano Prodi, proprio per disciplinare la questione dei preziosi doni che costituiscono una consuetudine soprattutto dei paesi arabi. Lo fece, infatti, dopo aver ricevuto dagli Emirati Arabi, in una visita ad Abu Dhabi, un ingombrante fucile tutto d'oro.

Il decreto del Professore stabilì allora che il valore dei doni di rappresentanza che ogni membro dell'esecutivo può portare a casa è 300 euro al massimo. E che questa regola vale anche i «congiunti» dei ministri. Il regalo ricevuto da membri del governo, in visite ufficiali in Italia o all'estero, dev'essere stimato dall'ufficio bilancio di Palazzo Chigi e, se superiore alla cifra, destinato alle sedi di rappresentanza, o dato in beneficenza, magari dopo un'asta. Il governo Monti, poi, impose nel 2013 il tetto di 150 euro per i doni ai dipendenti pubblici.

Dagospia insinua il dubbio che le cose stavolta non siano andate così. Che la Pinotti abbia «mantenuto il segreto» con tutti, anche con il «suo grande sponsor, Rolando Mosca Moschin: il più longevo dei militari in servizio, 76 anni d'età, quasi 60 in servizio, 10 al Quirinale; cugino di Dario Argento». Eppure, il Rolex descritto potrebbe essere l'Oyster Perpetual Datejust 3, da donna, in oro bianco con diamanti, e zaffiri a comporre il numero romano 6 e un valore di oltre 43mila euro. Il sito scrive che forse per evitare una fuga di notizie sulla delicata questione «tutta la scorta della Pinotti ha ricevuto encomi solenni», mentre «di solito vengono conferiti a fine mandato per conquistare il silenzio dei bodyguard sulle attività private del ministro».

I guai della ministra non finiscono qui, perché ieri è arrivata la notizia che i pm di Potenza ascolteranno presto il suo portavoce alla Difesa, Andrea Armaro, tra gli altri coinvolti nell'inchiesta sul petrolio in Basilicata.

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