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Il giallo della spesa pubblica fuori controllo

Soltanto la metà delle uscite dello Stato è individuabile. Così aumentano costi e sprechi

Il giallo della spesa pubblica fuori controllo

Pubblica amministrazione e sperpero, purtroppo, fanno rima. Da ieri ve ne è una prova in più in più poiché Consip, la piattaforma centralizzata del Tesoro per l'acquisto di beni e servizi da parte della pa, ha pubblicato online i dati aggregati delle transazioni effettuate tramite l'interfaccia Internet ministeriale dal 2014 fino allo scorso agosto. Sebbene la legge di Stabilità 2015 obblighi le amministrazioni a passare da Consip per acquistare le forniture, i dati resi noti ieri indicano che dai 5,5 miliardi intermediati su Internet nel 2014 si è addirittura scesi a 3,9 miliardi l'anno scorso, mentre nei primi 8 mesi di quest'anno il valore complessivo è stato di 3,3 miliardi, una cifra che fa ben sperare in un aumento rispetto al 2015.

I dati complessivi, inoltre, evidenziano una sostanziale resistenza ad aderire al sistema Consip. Ogni anno l'intermediato della pa per beni e servizi si aggira attorno ai 90 miliardi di euro. Se solo il 6% viene gestito attraverso la piattaforma Internet comune e un altro 35-40% attraverso il sistema delle convenzioni, questo significa che più della metà della spesa pubblica è fuori controllo e, dunque, si paga di più quello che potrebbe costare meno. È chiaro che la scelta di pubblicare i dati alla vigile di una difficilissima sessione di bilancio rappresenti una sorta di monito agli enti locali a mettersi in regola. I risparmi attesi nel 2017 dalla centralizzazione degli acquisti dovrebbero attestarsi a 1,5-2 miliardi, ma probabilmente si cercherà di cifrare qualcosa in più per recuperare margini di spesa.

I dati del report evidenziano che nei primi otto mesi del 2016 le principali aree merceologiche interessate dagli acquisti sono state alimenti e ristorazione (906 milioni, 27,3%), i servizi informatici (537 milioni, 16,2%), beni e servizi per la sanità (482 milioni, 14,5%) e beni e servizi per gli immobili pubblici (422 milioni, 12,7%). Quest'ultimo comparto è stato sia nel 2014 che nel 2015 la maggiore voce di spesa con 1,3 e 1,2 miliardi rispettivamente. Se il cumulato ad agosto 2016 è ben lontano da quei valori significa che affitti e manutenzioni vengono acquisiti altrimenti. La discrezionalità negli acquisti concessa a dirigenti ministeriali, Regioni e Comuni produce queste distorsioni.

Padoan e Renzi se ne stanno accorgendo in ritardo.

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