Sparatoria a Trieste

Gigi in divisa come il papà e Matteo che amava viaggiare: I colleghi: "Colpa della fondina"

I due ragazzi di Velletri e Pozzuoli erano orgogliosi di servire lo Stato. Polemiche sulle dotazioni: «Con le vecchie cinture troppo facile sfilare le pistole»

Gigi in divisa come il papà e Matteo che amava viaggiare: I colleghi: "Colpa della fondina"

Matteo Demenego e Pierluigi Rotta avevano 31 e 34 anni e lavoravano alla questura di Trieste. Erano agente e agente scelto. Il primo di Velletri, dove aveva la famiglia e la fidanzata Valentina. Il secondo di Pozzuoli. I colleghi li descrivono come «un ragazzo sorridente il primo, amante dei viaggi e molto legato agli affetti e un simpatico guaglione napoletano il secondo».

Entrambi dediti al lavoro e molto legati alla divisa, che avevano scelto per passione, attaccamento ai valori della Patria e spirito di servizio prima che per necessità o altre ragioni. Chi conosceva Matteo racconta di lui che il padre Fabio è un dipendente delle Poste e che aveva un fratello e una sorella, ai quali era molto affezionato. Progettava di farsi un giorno una famiglia, ma il destino è arrivato crudele a spezzare i suoi sogni.

Pierluigi, che tutti affettuosamente chiamavano «Gigi», era tifoso del Napoli. I colleghi lo sfottevano in modo simpatico per la sua parlata del sud. Figlio di un poliziotto in pensione, dicono che aveva un cuore d'oro e che quando poteva scendeva in Campania dove aveva moltissimi amici. Doveva tornare nuovamente a breve dalla famiglia. Nessuno si sarebbe mai aspettato che ieri due rapinatori, nel tentativo di fuggire, mettessero fine alle vite dei due giovani agenti. I colleghi hanno tentato invano di rianimarli per lungo tempo, ma non ci sono riusciti. Così non è rimasto che il compito terribile di avvertire le famiglie.

«Li avevo visti poco prima - racconta un poliziotto -, pranzavamo sempre insieme a mensa, non ci posso davvero credere che siano morti così».

Qualche tempo fa Matteo era partito da Trieste per un viaggio con i genitori e sulla sua bacheca Facebook ancora si leggono gli auguri di compleanno che gli amici gli hanno fatto domenica scorsa.

In un post dello scorso Natale aveva scritto: «Un mattino i figli chiedono alla loro mamma: che è un poliziotto? Senza esitare, la mamma risponde: è quell'uomo che non ha orari di lavoro, è colui che non ha il Natale, è quell'uomo che non ha un anno nuovo, che non festeggia compleanni né feste, che non ha estati né inverni, che non abbraccia i suoi cari nei momenti difficili. Per lui tutti i giorni sono uguali; è come la bandiera nazionale, si lava con la pioggia e si asciuga con il sole, è colui che non vi vede crescere e non vede il passare dei vostri anni. È colui che quando serve si converte in dottore, psicologo, meccanico, dizionario; fa da guida e semaforo degli altri. È quello che si commuove per un pensiero, una frase, ma non lo dà mai a vedere, non può, perché ció che fa vedere all'esterno è forza per gli altri. È quello che mostra la vostra foto, e dice orgogliosamente questi sono i miei figli! E quando nessuno lo vede, carezza i sui pensieri, abbraccia qualche foto e piange. Poi la mamma, con le lacrime agli occhi, abbraccia i figli e dice: per questo ci godremo questa giornata da soli, ma orgogliosi. Perché vostro padre è un poliziotto».

Amava davvero la divisa e sapeva che ogni giorno è un rischio, che sulla strada si vive e si muore, spesso per pochi soldi. Come lo sapeva anche Pierluigi.

«Sono morti - dice qualche loro collega - perché avevano le fondine bianche, quelle di vecchio tipo, in cartone pressato, che si aprono facilmente. A uno dei due si è anche sganciata. Ci sono casi analoghi. È successo già a Trieste nel 2014, quando un 21enne rubò la pistola a un agente e si suicidò. Sono morti per pochi euro di fondina in meno.

Regali dell'amministrazione».

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