Politica

Il gioco sporco democratico sulla pelle di un innocente

Alla fine il Senato ha votato contro. Niente manette per Luigi Azzollini. Dovrebbe essere una buona notizia, siamo piuttosto all'antica: la custodia cautelare irragionevole non ci piace, neanche se toglie un voto a un governo detestabile e che sta appeso a un filo. Invece tocca constatare il gioco sordido scatenato da una cosa buona come la libertà di una persona innocente, non essendo ancora stata giudicata da alcun tribunale.

Impossibile fare la graduatoria dei peggiori. È stata una gara magnifica di spudoratezza e di (...)

(...) infamia, e come in un gran premio di fuoriclasse i sorpassi si susseguono mentre scrivo. Ci provo lo stesso. L'elenco è in ordine di apparizione.

1. Luigi Zanda Loy. È il presidente dei senatori del Pd. Alla vigilia del voto aveva comunicato che lascia ai suoi democrat «libertà di coscienza». Bella formula, roba sacra ma che in questo caso è espediente di un furbo mercimonio. Siamo alla simonia, alla vendita all'incanto di beni indisponibili. Autorizza i senatori del suo partito a «votare secondo il proprio convincimento». Ci mancherebbe, direbbe una persona normalmente dotata di moralità. In realtà, nei casi precedenti di richiesta di carcerazione i parlamentari del Partito democratico hanno dovuto esibire, persino nel voto segreto, la prova di aver votato per l'arresto, mai un'eccezione, anche se si trattava di colleghi di partito. Stavolta è diverso. Perché? È la libertà della coscienza di essere una fisarmonica per il comodo delle chiappe del Capo. Se arrestavano Azzollini, esponente di punta di Ncd, con il voto ufficiale ed esibito del Partito democratico, sarebbe caduto il governo. Parigi per Zanda e per Renzi val bene una Messa.

2. Luigi Zanda Loy bis. Il Senato non arresta Azzollini, grazie a una maggioranza garantista schiacciante. Una persona di certo disinteressata, quale è Lucio Malan di Forza Italia, ha letto le carte, tutte, ha definito la richiesta di arresto più carica di fumus persecutionis di un'osteria turca. Zanda invece di compiacersi del risultato, lo ha stramaledetto, dicendo che è conseguenza del voto segreto. Quasi che votare contro le manette sia una pratica vergognosa. Ipocrisia al quadrato.

3. I grillini. Hanno urlato «ladri», in questo purtroppo in compagnia dei leghisti, contro la maggioranza perché ha salvato dall'onta un suo membro. Siamo abituati a questo modo di essere, una vecchia storia. Di questi tempi, la forca in piazza però confidavamo fosse uno spettacolo squalificato dall'uso propagandistico fattone dai tagliagole islamici. Sottovalutiamo sempre i nostri connazionali. Specie quelli guidati dal Califfo del Golf Club Costa Smeralda, alias Beppe Grillo.

4. Debora Serracchiani. Post factum, la vicesegretaria del Pd fa sapere di essere sbalordita per il voto del Senato, e confessa che avrebbe votato per ingabbiare Azzollini. Ma che cosa crede che sia, un televoto? Una sorta di processo televisivo cui però purtroppo non si può votare da casa con l'applausometro? Rispetto per la persona, zero. Il Pd del mattino, incarnatosi nel vecchio Zanda, salva il governo, vendendo la libertà di coscienza come negli Atti degli Apostoli fa il Mago Simone, il quale fu subito stecchito da Simon Pietro per il sacrilegio. Il Pd della sera, assunte le forme più sbarazzine della tricoteuse Serracchiani, ripiana i danni sulla sinistra e si dispiace che una persona che vota con te per lo stesso governo, non sia finita in galera. Qui siamo alla doppiezza togliattiana. Anzi ai trinariciuti. Quelli che Giovannino Guareschi disegnava con una terza narice da cui espellere la materia grigia e poi aspirare voluttuosamente il contrordine compagni. Il Pd è così: tiene libero Azzollini, ma poi gli sputa delicatamente addosso.

5. I parlamentari di Area popolare e in particolare del Nuovo centrodestra. Contenti di aver salvato il soldato Azzollini, avendo addirittura messo sul piatto del santo scambio la caduta del governo. Un fatto davvero rivoluzionario. Dovrebbero un poco vergognarsi di non aver giocato la stessa posta al tempo di Letta, quando a essere messa ai voti fu la testa di Berlusconi.

A proposito di coscienza a fisarmonica.

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