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"La gioia di avere figli anche se malati di sclerosi"

Lo dice la scienza: oggi grazie a nuovi farmaci si può gestire con serenità la gravidanza

"La gioia di avere figli anche se malati di sclerosi"

Samantha è una donna minuta, bionda, riservata e ha una volontà titanica. È affetta da sclerosi multipla da anni ma ha abbandonato cure e sicurezza per avere una figlia, Isabel, che ora ha dieci anni ed è perfettamente sana.

La sua scelta di diventare mamma, però, era stata sconsigliata dal neurologo e dal ginecologo. Ma lei è andata contro la scienza e oggi afferma: «La sclerosi non deve mai togliere la speranza di fare un figlio».

Grazie alla sua forza e alla sua tenacia, Samantha è diventata testimonial della sesta edizione del Bems, evento milanese interamente dedicato a questa malattia e che quest'anno punta i riflettori sulla gestione della gravidanza, dell'allattamento e sulle opportunità terapeutiche oggi disponibili. Molto diverse da quelle che aveva a disposizione Samantha 12 anni fa.

Ora esistono farmaci specifici che si possono assumere per tutta la gravidanza e anche durante l'allattamento. E si può impedire quello che è accaduto a Samantha: «Durante la gravidanza ho vissuto uno stato di grazia, ho avuto una sola ricaduta, ma dopo il parto la malattia mi ha assalito con gli interessi bloccandomi le gambe». In passato poche donne hanno fatto una scelta così rischiosa. Ma oggi chi vuole un figlio può decidere la terapia personalizzata più opportuna prima e dopo la nascita del bambino.

Ma la sclerosi non riguarda una nicchia di persone sfortunate. Questa patologia neurodegenerativa colpisce in Italia 3400 persone l'anno. Inoltre, due pazienti su tre sono donne tra i 20 e i 40 anni. Ma mentre 20 anni fa le pazienti che desideravano un figlio «venivano fortemente disincentivate a farlo» ammette Giovanni Luigi Mancardi, presidente della società italiana di neurologia, «ora possono pianificare una gravidanza con serenità. E il rischio che il neonato sviluppi la patologia e ancora relativamente basso, circa il 2-3%». Da una ricerca Doxa Pharma, commissionata da Teva Italia, emerge che sia i neurologi (media di 8.5 su 10) sia i ginecologi (media di 7.9 su 10) siano favorevoli a supportare la maternità con Sm, un tema che viene affrontato nel 55% dei casi al momento della diagnosi. L'allattamento al seno, invece, rimane un nodo ancora da sciogliere. Il 44% dei neurologi esprime dubbi anche se recenti studi hanno evidenziato che l'esclusivo allattamento al seno abbia un effetto protettivo sull'attività della Sm. Tutti gli esperti, comunque, concordano che sia necessaria una collaborazione strutturata e organizzata tra neurologia e ginecologia all'interno della stessa struttura ospedaliera. Attualmente, invece, il 71% dei neurologi lavorano da soli.

Insomma, come ha caldeggiato Giancarlo Comi, direttore di Neurologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano, «serve una buona comunicazione e un approccio interdisciplinare alla patologia che possa permettere alla donna di fare la scelta più consapevole».

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