Quirinale 2015

La giornata nera del quirinabile Delrio

Il pm rievoca la testimonianza del sottosegretario in una inchiesta di 'ndrangheta

La giornata nera del quirinabile Delrio

Milano - È stata una brutta giornata per il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio. L'ex sindaco di Reggio Emilia, nella rosa dei papabili per il Quirinale, ha avuto un sussulto quando il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso ha ricordato di aver sentito anche lui come «persona informata sui fatti» nell'ambito della maxi inchiesta della Dda di Bologna contro la 'ndrangheta guidata dal boss Nicolino Grande Aracri di Cutro per infiltrazioni mafiose, affari sporchi e voto di scambio che ha portato a oltre 160 arresti anche in Calabria e Lombardia, tra cui il consigliere comunale reggiano di Forza Italia Giuseppe Pagliani e l'ex senatore Dc Franco Bonferroni. «Abbiamo sentito Delrio - ha detto Alfonso - perché volevamo capire il livello, il grado e l'intensità della considerazione che tutta la comunità proveniente dal paese di Cutro, in Calabria, aveva nella zona di Reggio Emilia».

Ma che c'entra Delrio con Cutro? Il 29 aprile 2009 il sottosegretario fu pizzicato nel paesino calabrese durante la processione del Santissimo Crocifisso, patrono della città calabrese, qualche settimana prima delle elezioni comunali di Reggio Emilia che lo stesso Delrio, che si batteva per il secondo mandato, stravinse. «Alla città di Cutro ci lega una lunga amicizia, fondata sull'accoglienza reciproca e la laboriosità», fece sapere allora il suo ufficio stampa. Sarà, ma è anche vero che secondo un pentito «Reggio Emilia è il bancomat delle ‘ndrine crotonesi» e che senza le decine di migliaia di voti dei calabresi difficilmente si vince. Anche i suoi avversari di allora, l'azzurro Fabio Filippi e la dissidente democrat Antonella Spaggiari, si fecero un giro a Cutro. Niente di penalmente rilevante ma sufficiente a far sbottare il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, ospite a Reggio Emilia della web tv Cortocircuito : «Se tu in occasione delle elezioni che si fanno qui in Emilia vai a fare campagna elettorale in Calabria, vuol dire che sai che l'appoggio o il non appoggio alla tua elezione viene dalla Calabria non dall'Emilia».

Certo, Delrio si è subito unito al coro dei politici che hanno sottolineato l'importanza dell'indagine giudiziaria - dalla presidente della commissione Antimafia Rosi Bindi («Risultato straordinario») al ministro dell'Interno Angelino Alfano («Smantellata una fitta e pericolosa organizzazione 'ndranghetista») - affidando a due tweet il suo pensiero: «Inchieste Dda Bologna fondamentali per rendere più forti e libere le nostre comunità #Aemilia » e «Istituzioni e cittadinanza limpide e consapevoli per fare muro contro le mafie #Aemilia ».

Ma l'accostamento del braccio destro di Matteo Renzi alle cosche - Delrio non è mai stato indagato per la sua visita in Calabria ed è completamente estraneo all'inchiesta di 'ndrangheta - più che un segnale delle toghe può essere un epitaffio sulle sue ambizioni quirinalizie.

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