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Giovanni XXIII torna a Bergamo: le mani di cera sciolte per il caldo

Danni allo strato che protegge gli arti. L'irritazione del Vaticano

Giovanni XXIII torna a Bergamo: le mani di cera sciolte per il caldo

Il «Papa buono» torna a casa a 55 anni dalla morte e il vescovo di Bergamo rompe il protocollo della cerimonia d'accoglienza dell'urna. Invita tutti alla preghiera. «Oggi possiamo restituire idealmente a papa Giovanni XXIII quella carezza che ci donò dalla finestra del suo studio la sera in cui aprì il Concilio». Già le carezze, quelle che fecero di Giovanni XXIII il Papa buono, il più amato fino all'arrivo di Karol Wojtyla. Comincia così la Peregrinatio bergamasca, dal 25 maggio al 10 giugno, del pontefice degli umili, del Concilio, del dialogo. Al centro di piazza Vittorio Veneto la macchina con le spoglie del santo. Attorno una città intera. Spiccano i bambini in spalla al papà e gli anziani, quelli che papa Roncalli se lo ricordano bene da vivo.

È un giorno speciale e c'è un piccolo imprevisto. Buona parte dei calchi in cera delle mani si sono deformate dal caldo penetrato nel plexiglass. E allora il vescovo prova a scherzarci su. «Sapete - dice - in questo vedo un segno beneaugurante, le mani si sono sciolte per le troppe carezze che Papa Roncalli ha dato alla sua gente tornando a casa». Va a braccio e la folla applaude a più riprese. «È stato una sorta di miracolo e una forma di gratitudine che San Giovanni XXIII avrebbe avuto nei confronti della sua comunità natale». Tecnicamente, stando a quanto riferito dagli esperti che si sono occupati della salma, quello alla mano sarebbe un danno precedente e che risalirebbe addirittura a 18 anni fa quando la salma fu esposta pubblicamente ai fedeli nella cornice di San Pietro a Roma.

Ma l'imprevisto delle mani scrive il Corriere della sera non è piaciuto al Vaticano. «La lastra di cera che ricopre le mani è più sottile e lavorata spiega al quotidiano milanese monsignor Giulio della Vite, segretario generale della Diocesi . E stando al sole, col riverbero del plexiglass, si è surriscaldata, deformandosi. Avevamo messo del ghiaccio secco sotto l'urna, ma non avevamo certo calcolato tutta la gente che si è assiepata lungo il tragitto e che ci ha costretto ad andare a passo d'uomo da Seriate a Bergamo. Ora bisognerà fare più attenzione nei prossimi giorni per tutte le tappe a cui è attesa la salma del Santo Roncalli tra Bergamo e Sotto il monte, anche se la Diocesi mi ha assicurato che si sta muovendo per evitare ulteriori peggioramenti con tecniche di conservazione all'avanguardia». Le polemiche non finiscono qui. Pare infatti che l'Esercito (di cui Giovanni XXIII è il patrono) abbia messo a disposizione un «Falcon» per il trasferimento in volo dalla Città del Vaticano a Bergamo. Ma gli organizzatori del viaggio, obiettando presunti problemi di pressurizzazione (che per i militari sarebbero inesistenti, poiché il volo non avrebbe superato i 3mila metri), avevano preferito il trasferimento su gomma.

L'antico rito della Peregrinatio riguardante pontefici saliti sugli altari e ritornati provvisoriamente «a casa» ha solamente due precedenti: san Pio X nel 1960 e il beato Pio IX nel 2001. Giovedì la salma era stata traslata nel carcere bergamasco, accolta da 200 detenuti. Oltre la metà di questi sono stranieri e tra loro c'era anche Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all'ergastolo nel processo d'appello per l'omicidio di Yara Gambirasio.

Bossetti ha pregato per un paio di minuti davanti alla salma prima di tornare nella sua cella.

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