Cronache

Il gip: nessuna premeditazione E i killer si accusano a vicenda

A sorpresa il magistrato nega l'aggravante. Foffo: in casa c'era anche altra gente. Ora i difensori puntano sull'infermità di mente

Il gip: nessuna premeditazione E i killer si accusano a vicenda

Otto ore di interrogatorio e un primo scontro a distanza tra i due carnefici di Roma, che hanno fatto a gara a puntare il dito l'uno contro l'altro giurando di non aver inferto personalmente la pugnalata mortale al cuore della vittima.Ieri Manuel Foffo e Marco Prato, i due universitari romani arrestati per l'omicidio di Luca Varani al Collatino, sono comparsi davanti al Gip Riccardo Amoroso che in serata ha confermato il carcere per entrambi, escludendo però a sorpresa l'aggravante della premeditazione del delitto. I tasselli da rimettere a posto per permettere agli inquirenti di ricostruire il puzzle della morte di Luca Varani restano comunque molti. I due assassini, figli della Roma bene, hanno risposto alle domande del magistrato che ha poi deciso di convalidare il fermo. L'avvocato Michele Andreano, difensore di Manuel, ha già chiesto esami tossicologici per l'assistito. «È un cocainomane - ha detto - in questa vicenda la cocaina ha avuto un ruolo fondamentale, senza non avrebbero ucciso. Ne hanno acquistata 1500-1800 euro in 2 giorni. Una quantità rilevante, che unita ai superalcolici è una miscela esplosiva. Chiederò anche la perizia psichiatrica, magari possiamo arrivare all'infermità parziale». Manuel ha raccontato anche che nella sua abitazione, prima del delitto, erano andati diversi uomini. Qualcuno, invece, era stato chiamato ma aveva rifiutato l'invito. «C'era un contesto sessuale ma il movente non è ancora uscito fuori - ha aggiunto Andreano - Il mio assistito continua a ripetere che non sa perché lo hanno fatto».Anche Marco Prato ha scelto di rispondere. «Era a casa di Foffo quella sera dove è andato poi Luca, ma le cose non sono andate come è stato detto fino ad oggi - ha sottolineato l'avvocato Pasquale Bartolo - Abbiamo reso l'interrogatorio e chiarito quale è stato il nostro ruolo nella vicenda».Il difensore ha confermato l'esistenza di una lettera e messaggi scritti prima che Marco tentasse il suicidio. Ma ne ignora il contenuto. Da indiscrezioni emerge invece che in quell'inchiostro c'è il disagio di un giovane, che avrebbe desiderato operarsi per diventare donna. Ma sua madre non voleva. Non una parola, una riga, invece, sull'omicidio di Luca. Ventitrè, invece, i messaggi identici inviati per invitare la vittima al Collatino e attirarlo nella trappola.Non è invece chiaro chi dei due assassini abbia inflitto la pugnalata mortale a Luca. Ieri gli avvocati dei due giovani hanno fatto a scaricabarile. «Secondo il mio assistito il colpo ferale è stato dato dal suo amico Marco, ma direi che non cambia molto, se vogliamo essere seri e oggettivi», ha spiegato l'avvocato Andreano. «Non è stato Marco ad infliggere il colpo finale, la coltellata al cuore a Luca Varani», ha replicato il collega Bartolo, uscendo d Regina Coeli.Tra i due assassini, in realtà, secondo le dichiarazioni di Manuel ci sarebbe stato un rapporto controverso. Mentre Marco era omosessuale, l'altro era eterosessuale. «Era la seconda volta che incontravo Marco - ha dichiarato Manuel - Lui ha un interesse per me, cosa che mi ha manifestato. C'è stato del sesso orale durante una festa, mentre eravamo drogati. La cosa mi ha dato fastidio e non volevo sentirlo più». Manuel ha detto di sentirsi in difficoltà per un video, che l'amico aveva girato. Per questo avrebbe accettato di rincontrarlo. Del resto il pr delle notti gay non era un ragazzo tranquillo. All'attenzione del pm Scavo, infatti, c'è anche un pestaggio contro un altro ragazzo, che aveva accettato di intrattenersi a casa sua in piazza Bologna. Il coetaneo, salvato dai carabinieri a cui si era rivolta la madre preoccupata per la sua assenza, aveva sporto denuncia. Ma poi l'aveva ritirata. Ora sarà ascoltato come testimone. «Non so nulla, la verità se l'è portata Luca nella tomba», scrive su Facebook Marta, la fidanzata della vittima.

Quella verità, invece, è il punto d'arrivo degli inquirenti.

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