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Il giudice minorile: "Niente processo se fai il Cammino"

Per un giovane di Padova il pellegrinaggio di Santiago usato come «messa alla prova»

Il giudice minorile: "Niente processo se fai il Cammino"

Niente processo se vai a Santiago. Era solito svegliarsi all'una del pomeriggio. Una vita sregolata la sua, varie dipendenze, una famiglia difficile e così è finito nel vortice della delinquenza, macchiandosi a 15 anni di un reato inerente alla droga.

Per lui però, un padovano di origini nordafricane e che ora di anni ne ha 22, la «pena» è il Cammino di Santiago. Sì, quel cammino che le persone, credenti e non, fanno per ritrovare se stesse, per scoprire la vera natura dell'uomo, o dell'anima, per entrare in contatto con il mondo trascendentale o perché la vita le ha messe davanti a delle prove insormontabili più grandi di loro. E chissà se funziona anche con i fuorilegge. Il giudice del tribunale minorile di Venezia ha accolto per la prima volta in Italia il cammino di Santiago de Compostela come «messa alla prova» di questo ragazzo sottoposto a processo. Insomma il pellegrinaggio scelto come pena alternativa.

E così il ragazzo di origini nordafricane ha fatto. Per ottantacinque giorni si è armato di zaino in spalla, sneakers ai piedi, bastone da viaggio, conchiglia gialla, il simbolo del Cammino e quel pezzo di carta che certificasse che avrebbe intrapreso il percorso. Firmato da lui e dall'accompagnatore. Ottantacinque giorni quindi, circa tre mesi, dove ha camminato lungo la via francese per mille e cinquecento chilometri: Siviglia, via de La Plata, via Sanabrese, Santiago, Finisterre e poi di nuovo Santiago, Leon e di ritorno per la via francese. E ora questi tre mesi di vita spirituale e redenta, fatta di privazioni e castità, potrebbero annullare il processo a suo carico. Le regole erano ferree per il ragazzo. Per tre mesi no alcol, no stupefacenti, no telefonino e in tasca quaranta euro al giorno da spendere per trovare un posto dove dormire e per sfamarsi dopo le fatiche della camminata. Ora basta soltanto l'ok del giudice. Non un'assoluzione però, non uno sconto di pena, ma un reato derubricato dal giudice.

A proporre questo percorso e in tutti i sensi è stata una nuova associazione di Mestre, la Lunghi Cammini, che si occupa - scrivono nel loro blog - di «creare le condizioni perché un giovane, una giovane, riparta verso la vita adulta con una nuova consapevolezza di sé e del mondo». E ancora: «Separato dal contesto in cui è cresciuto, amici, famigliari e allontanato per tre mesi. Il tempo necessario per camminare, in compagnia di un adulto, verso una meta lontana duemila chilometri. Senza cellulare né musica, con una disponibilità economica quotidiana contenuta, zaino in spalla, all'estero. Uno strumento sperimentato con giovani dai 14 ai 18 anni da decenni in Belgio e in Francia dove viene finanziato dalle istituzioni di riferimento e che da un paio d'anni stiamo cercando di seminare anche in Italia». E così hanno fatto. L'associazione Lunghi Cammini ha proposto il percorso al giudice. Il giudice ha accettato e il ragazzo è partito.

Un programma personalizzato e condiviso anche con l'ufficio servizio sociale per i minorenni, che comprende la frequentazione del Sert (Servizi per le tossicodipendenze) un'attività lavorativa e una di volontariato. Il ragazzo poi durante il Cammino è stato accompagnato da un anziano in pensione di 68 anni di Mestre, che aveva conosciuto proprio per affrontare il pellegrinaggio. «Nonno e nipote», si definivano a chi chiedeva loro chi fossero. «Il giudice attende e dà credito. Poi arrivano le relazioni dei servizi coinvolti e avviene il dialogo con il ragazzo», ha spiegato al Corriere del Veneto, la presidente dell'associazione Isabella Zuliani.

Ora insomma se il giudice darà l'ok il ragazzo potrebbe vedere ripulita la propria fedina penale.

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