Cronache

La giustizia svenduta per 400 chili di patate

La giustizia svenduta per 400 chili di patate

A suo modo Giovanni è un eroe della resistenza, di quelli che non si arrendono alle ingiustizie, di quelli che non mollano, più per filosofia di vita che per tigna personale. Giovanni, che di cognome fa Tambellini, ha il viso severo della saggezza contadina e una vaga somiglianza con Pupi Avati. La sua storia in effetti, raccontata da La Nazione, un po' a un film somiglia, una commedia all'italiana all'incrocio tra I soliti ignoti e I nuovi mostri. É titolare di un'azienda agricola a Monte San Quirico e da anni è preso di mira dai furti: non solo ortaggi, ma fagioli da semina, frullini, motocoltivatori. Ogni due per tre trova la rete di recinzione tagliata e le derrate sparite: 12mila euro di roba in cinque anni, mica bruscolini. Denunce continue ma niente. Fino all'ultimo colpo, il più pesante, un maxi furto di 400 chili di patate. Che per chi lavora la terra sono un sacco di guai.

Ma stavolta la polizia il serial ladro lo ha beccato: vive nel campo nomadi di Tagliate, tra discariche a cielo aperto e roulotte capovolte. Un posto dove ogni volta che scatta un blitz si trova di tutto e tutto rubato, orologi, collane, anelli. «Nella casa di questo signore - dice proprio cosi, di questo signore - hanno trovato oltre alle patate una particolarissima bottiglia di vino che avevo preso in vacanza per regalarla a un amico».

Sono piccole cose, certo, o possono sembrarlo a chi vive lontano dalla campagna, ma Giovanni non si sente derubato delle patate ma della giustizia. Dopo tanto penare per beccarlo al ladro non è stato infatti convalidato l'arresto, perché il furto sarebbe avvenuto «per necessità». Come se 12mila euro di danni in cinque anni fossero un pizzo da pagare a «bisognosi», tipo la regina rom Raselma «nullatenente» che aveva ville, 400 auto di lusso, un conto in bancamilionario ma riceveva 70mila euro di contributi «di povertà» dal Comune di Torino.

Giovanni ha ringraziato la Polizia «di cuore», ma sa che l'impunità farà tornare il «bisognoso» alla carica. Ma fa niente: «Ormai la nostra è più una missione che un'attività. Verrebbe fatto di chiudere baracca, ma non voglio: smetterò quando e se il lavoro non mi ripagherà più, non perchè me lo impongono i ladri». Allarga le braccia: «Certo che è una strana giustizia quelle che non punisca il ladro ma il derubato».

Ma è un esperto e dovrebbe saperlo: da noi la giustizia è alla frutta.

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