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Il governo crea lavoro. Ma solo ai suoi consulenti

I collaboratori dei ministeri senza portafoglio sono cresciuti da 39 a 70. Più i 66 esperti della presidenza

Il governo crea lavoro. Ma solo ai suoi consulenti

Roma - Chissà, magari è l'unica applicazione del Jobs Act che funziona. Così, mentre la disoccupazione nel Paese continua a muoversi pericolosamente intorno al 12%, c'è un settore dello Stato dove il livello dei senza lavoro è prossimo allo zero. Anzi, non si può fare a meno di assumere. Parliamo delle consulenze elargite dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e dai membri del suo governo.

In base agli ultimi dati aggiornati, per dirne una, i ministri senza portafoglio sono passati dai 39 collaboratori di febbraio ai 70 attuali. Che si vanno a sommare ai 66 consulenti del premier e dei suoi sottosegretari. Certo, la compagine dei collaboratori è andata formandosi nel corsi dei mesi. E in diversi casi parliamo di conferme di incarichi precedentemente assegnati. Ma il modus operandi è sempre il solito: se nel curriculum c'è qualche militanza Pd, il Jobs Act delle consulenze funziona ancora meglio.

Tra le new entry della corte della ministra Anna Finocchiaro, per esempio, troviamo Raffaele Scamardì (30mila euro annui), ex assessore dem del XII municipio romano. Dalle parti della collega Marianna Madia ha trovato posto Valerio Barletta (50mila euro), ex presidente dem del XIV municipio. Le novità sono state raccontate dal quotidiano La Notizia, che aveva ricordato anche come lo stesso Gentiloni non avesse lesinato incarichi imbarcando il Pd Francesco Nicodemo (60mila euro) o confermando l'ex rifondarolo Pilade Cantini (80mila euro).

Poche settimane fa, ha invece rivelato il Giornale, Gentiloni non se l'è proprio sentita di lasciare per strada Franco Bellacci, detto «Franchino», storico segretario di Matteo Renzi, nominato addirittura esperto del Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica di Palazzo Chigi. Il tutto per un emolumento annuale di 80mila euro (ma l'ultimo aggiornamento ha alzato la cifra a 85mila). Di più, perché il premier ha voluto dare un segnale anche a tutta un'altra schiera di consulenti renziani che, con la caduta dell'ex premier, erano rimasti a spasso.

E così nelle ultime due settimane, all'interno della struttura di missione ribattezzata «Casa Italia», sono stati riesumati in quattro e quattr'otto Francesco Curci, Daniela De Leo, Piercesare Secchi, Alessandro Balducci e Andrea Fiori, tutti con emolumenti annuali che oscillano tra i 45 e i 60mila euro all'anno.

Per non parlare della pattuglia di consulenti che Gentiloni si è trascinato direttamente dalla Farnesina: da Tobia Zevi, giovane del Pd capitolino che scalpita da anni per un posto al sole, a Luca Bader, storico consigliere del presidente del consiglio, adesso coinvolto a Palazzo Chigi con un contratto da 85mila euro. Una cifra, a ben vedere, inferiore rispetto a quella che prendeva alla Farnesina (120mila euro). Ma niente paura, perché per non saper né leggere né scrivere Gentiloni ha piazzato Bader anche all'interno del consiglio di amministrazione di Leonardo (ex Finmeccanica), all'esito della recente tornata di nomine nelle società di Stato. Come si vede quando si tratta di recuperare amici e colleghi la macchina governativa delle assunzione gira che è un bellezza.

Altro che Jobs Act.

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