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Governo, gelo Lega-grillini sul reddito di cittadinanza

Il Carroccio critica la proposta, spiragli M5s sulla flat tax. Di Maio: "Aperture da tutti, tranne che dal Pd"

Governo, gelo Lega-grillini sul reddito di cittadinanza

No, non è proprio aria di vertice, almeno per ora. «Volete sapere quando io vedrò Salvini? Tranquilli, a Pasqua e Pasquetta non dovrete lavorare», taglia corto Di Maio con i giornalisti che lo attorniano in Transatlantico. Forse, chissà, potrà accadere martedì, prima delle consultazioni sul Colle. O magari, se la trattativa riprenderà corpo, si incontreranno dopo il primo giro al Quirinale. Ma adesso, nonostante gli sforzi degli sherpa, «non ci sono ancora le condizioni». Basta sentirli. «Ho registrato convergenze a destra e a sinistra - dice Di Maio - solo il Pd si sottrae. Non vogliamo un premier non eletto e io sono stato votato da 11 milioni di italiani, più del doppio del secondo». E Salvini: «Dialogo con tutti, subalterni a nessuno». Palla quindi a Sergio Mattarella, che ha convocato i partiti tra mercoledì 4 e giovedì 5 per poi prendersi una pausa di riflessione. Tanto l'intesa non pare vicina.

Anzi. Forse è solo tattica, o un modo di marcare il territorio prima della stretta finale, però la distanza tra Lega e Cinque Stelle sembra aumentata. Dopo gli scambi ruvidi nei giorni scorsi tra Salvini e Di Maio su chi dovesse essere il premier, dopo i veti dei grillini su Berlusconi, il Carroccio rifila un ceffone a M5s, attaccandoli sul punto principale del loro programma elettorale, il reddito di cittadinanza. E lo fa in maniera irridente, pubblicando sul sito Lega-Salvini premier un velenoso tweet del renziano doc Michele Anzaldi sulla recente marcia indietro dei pentastellati. «Per anni hanno promesso soldi, illudendo le persone e speculando sulla pelle di chi non ce la fa. Passata la festa, gabbato lo santo». La Lega condivide.

«Sbagliano, perché noi sull'argomento non abbiamo cambiato idea», si difende Alfonso Bonafede, uno degli uomini più vicini a Gigi Di Maio. Ma la diplomazia dei grillini deve registrare altri rovesci nelle pre-consultazioni «sui programmi» organizzate da M5s a Montecitorio. Al tavolo Pd e Fratelli d'Italia, fatti fuori dall'infornata dei questori, nemmeno si presentano. Forza Italia invece partecipa perché, dice Anna Maria Bernini, «certi incontri sono sempre utili». Così lei e la sua collega capogruppo alla Camera, Maria Stella Gelmini, ascoltano con pazienza Danilo Toninelli e Giulia Grillo che illustrano i dieci punti sui quali potrebbe nascere un governo giallo-verde-azzurro: lotta alla povertà, taglio delle tasse alle imprese, superamento della Fornero, aiuti alle famiglie con figli, lavoro per i giovani. C'è cordialità, la Bernini e la Gelmini apprezzano il metodo e anche la sostanza, però quando si arriva al dunque il problema è sempre lo stesso, il Cavaliere. «È un'ottima iniziativa per definire terreni comuni di confronto sul piano parlamentare - spiega la Bernini - ma se può essere la base di una piattaforma per governare insieme, di questo dovete parlare con il presidente Berlusconi». Tuttavia il dialogo non morirà così. «Ci sarà a brevissimo, sempre a livello parlamentare, un confronto tra le loro e le nostre proposte».

Un po' meglio quando la delegazione M5s si siede con gli ambasciatori leghisti Giorgetti e Centinaio. Toninelli si spinge pure ad aprire sulla flat-tax, cavallo di battaglia del centrodestra: «Noi non abbiamo visto la proposta nel dettaglio, ma vogliamo fare un taglio delle imposte che sia costituzionale e quindi vedere la tassa piatta nel merito». E si aspettava analoga benevolenza sul reddito di cittadinanza: invece ha avuto quel tweet. «Un incontro programmatico», dicono al termine entrambe le parti.

Insomma, c'è ancora spazio per un accordo, anche se l'ultima parola spetterà ai leader.

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