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Il governo lancia l'Ape e sta già studiando la "manovra elettorale"

Gentiloni spera nel Pil in rialzo dell'1,4% per trovare soldi da mettere nella legge di Stabilità

Il governo lancia l'Ape e sta già studiando la "manovra elettorale"

Il premier Paolo Gentiloni ha firmato il decreto della presidenza del Consiglio che istituisce ufficialmente l'Ape volontaria. Confermate le previsioni della vigilia: l'anticipo finanziario a garanzia pensionistica si potrà avere a far data dal primo maggio scorso. Coloro che avevano maturato i requisiti già quattro mesi fa, potranno presentare la domanda chiedendo le mensilità pregresse, naturalmente con una rata commisurata. Entro un mese dall'entrata in vigore del decreto (dopo quindi la registrazione alla Corte dei Conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) dovranno essere stipulate le convenzioni con le banche e le assicurazioni.

«Grazie all'Ape volontaria molti italiani potranno andare in pensione prima», ha scritto su Facebook il sottosegretario Maria Elena Boschi per evidenziare come il provvedimento facesse parte delle misure varate dall'esecutivo Renzi. In effetti, ne potranno usufruire i lavoratori dipendenti pubblici e privati, i lavoratori autonomi e iscritti alla gestione separata dell'Inps purché abbiano 63 anni di età a maggio scorso e 20 anni di contributi. Ma questa sottolineatura, in qualche modo avallata dallo stesso Gentiloni con la firma del decreto, evidenzia la volontà del Pd renziano di proseguire sulla linea delle «elargizioni» tanto in materia pensionistica quanto dal punto di vista di bonus e sgravi.

Ovviamente, lo spartiacque sarà rappresentato dalla Nota di aggiornamento del Def che dovrà essere presentata entro il 27 settembre e nella quale, come confermato dal ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, sarà contenuta la revisione al rialzo della stima di crescita del Pil (dal +1,1% al +1,3/1,4%). Tanto maggiore sarà il guadagno in termini di decimali di punto percentuale tanto maggiore sarà la possibilità di utilizzare risorse aggiuntive per rendere più «elettorale» la manovra. E anche in questo caso Gentiloni al Workshop di Cernobbio ha mostrato disponibilità al dialogo con i sindacati.

Disponibilità che dovrà essere mostrata a partire da oggi quando il ministro del Lavoro Poletti incontrerà i segretari di Cgil, Cisl e Uil (Camusso, Furlan e Barbagallo) ufficialmente per parlare di lavoro ma anticipando anche il capitolo previdenziale che sarà il tema dell'incontro di giovedì. Il governo ha già proposto alle organizzazioni dei lavoratori di ampliare la platea di coloro che potranno andare in pensione con il sistema interamente contributivo a 63 anni e 7 mesi con un assegno minimo di 600/620 euro. L'ipotesi allo studio dell'esecutivo è stata apprezzata anche se le parti sociali vorrebbero che, contestualmente, si mettesse nero su bianco un percorso pensionistico che tuteli sin da oggi i giovani nati dopo il 1980 garantendo loro un assegno minimo e che preveda ulteriori sconti per chi sceglie la previdenza complementare. Senza contare, come ribadito ieri da Annamaria Furlan, che il piatto forte della trattativa è «correggere le orribili storture della riforma Fornero: bisogna sospendere l'innalzamento del requisito pensionistico in base alla aspettativa di vita», fermandolo a 67 anni. Un'ipotesi che il presidente Inps Boeri e lo stesso Padoan vedono come il fumo negli occhi. Il primo perché orientato a garantire una maggiore equità. Il secondo perché la legge di Bilancio 2018, sebbene elaborata in versione light, manca ancora di coperture per 7/8 miliardi anche ipotizzando un Pil scintillante.

Sarà l'Istat, in questo caso, a stabilire il verdetto.

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