Politica

Il governo nei guai: «La Boschi si dimetta» Ma Renzi sta sereno

Lo scandalo per il dl sulle popolari monta e le opposizioni chiedono un passo indietro al ministro. Lei: «Nessun privilegio»

Roma#Matteostaisereno? Lo scandalo monta, la Consob indaga, la procura di Roma apre un fascicolo, l'opposizione chiede le dimissioni della Boschi. Lui però sorride e ostenta tranquillità. «Io preoccupato per la tenuta del sistema bancario? Francamente no. Il sistema è solido e, dove ci sono delle sofferenze, ci sono autorità di garanzia pronte a intervenire». E niente rifiuti tossici. «Il tema delle bad bank» con i soldi pubblici, per scaricare i passivi degli istituti, «non verrà affrontato dal Consiglio dei ministri del 20 febbraio», si legge in una nota di Palazzo Chigi.

Insomma, tutto sotto controllo, assicura Renzi da Bruxelles, nessun problema per la stabilità. «Il governo ha commissariato Etruria, smetteranno di dire che ci sono privilegi?», twitta Maria Elena Boschi: suo padre è vicepresidente della banca. Eppure la situazione non sembra così liscia. Il contestato decreto sulle popolari, il disastro del Monte dei Paschi di Siena, la presenza del suo amico Serra nella lista Falciani: già sotto stress sulle riforme, in balia dei numeri per la rottura con Berlusconi e nel mirino dell'Unione europea per i conti dello Stato, Palazzo Chigi deve adesso impegnarsi su un altro versante. Il premier affronta il problema con il solito piglio, convinto che le traversie di Etruria e Mps non minaccino la «tenuta» generale. «Il comparto del credito - spiega - ha affrontato la crisi. Molte vicende sono emerse dopo gli stress test della Bce. Il clima c'è, c'è pure l'indipendenza di Bankitalia e della Banca Europea. Il rispetto delle regole mi pare garantito e lo dimostrano i fatti di questi giorni, di questi mesi e, io direi, di questi anni».

Calma e gesso pure al ministero dell'Economia. Il sottosegretario Enrico Zanetti ritiene che dall'inchiesta non ci saranno impatti sulla riforma. «Per il momento siamo tranquilli, aspettiamo di vedere gli sviluppi, di certo nessuno ostacolerà le indagini». Quanto al merito del provvedimento, per Zanetti deve fondarsi «sugli istituti popolari quotati, piuttosto che su parametri dimensionali degli attivi». Anche da Palazzo Koch difendono il decreto. «Le misure definite dal governo - sostiene il capo del dipartimento vigilanza della Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo - sono volte a rimuovere alcune criticità della disciplina delle banche popolari, di ostacolo al raggiungimento di livelli di capitalizzazione adeguati ai rischi».

Ma l'incendio non è ancora circoscritto. Forza Italia vuole che il ministro Padoan si presenti in Parlamento a riferire. «La procura di Roma indaga sulle circostanze legate al decreto sulle Banche popolari. Matteo Renzi su questo non ha niente da dire?», scrive su Twitter Renato Brunetta. «Troppe ombre di speculazioni, il governo eviti forzature», insiste Deborah Bergamini. E per Maurizio Gasparri il provvedimento va ritirato: «Un errore vararlo, un errore ancora più grave sostenere che ci fossero i requisiti di necessità e urgenza». Secondo il senatore di Fi «il decreto può avere alimentato speculazioni, come emerge dall'audizione in Parlamento del presidente della Consob Vegas». Senza parlare del buco di bilancio di Rocca Salimbeni e delle «responsabilità storiche della sinistra nella devastazione del sistema creditizio».

Sebastiano Barbanti, ex M5S, parla di «leggerezza» del governo. Mario Mauro, presidente di Popolari per l'Italia, chiede un dibattito. «Avevano fin dall'inizio perplessità sull'operazione, lesiva degli interessi dei piccoli imprenditori e dei risparmiatori. Dopo quanto ha detto Vegas, il sospetto di speculazioni si è alimentato». Per Giovanni Donzelli, Fdi, «la Boschi non può fare finta di nulla».

E per i Cinque Stelle è «merito nostro l'apertura dell'inchiesta».

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