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Governo nel caos alla Camera Niente modifiche al dl banche

Cancellato anche l'emendamento che avrebbe esteso i rimborsi sui bond. E ora Padoan spera nella fiducia

Governo nel caos alla Camera Niente modifiche al dl banche

Il governo è riuscito in un'impresa incredibile, spiegava ieri Renato Brunetta. «A porta libera e da solo in campo, ha sbagliato il rigore». È stato insomma un primo passaggio parlamentare sofferto quello sul decreto banche, nonostante il clima politico sul provvedimento fosse più che disteso.

La commissione Finanze della Camera ha approvato il Dl che liquida Vento Banca e Popolare di Vicenza e prepara la loro cessione a Intesa Sanpaolo. Passato nella versione originale, senza nessuna modifica. Nemmeno quelle auspicate dall'esecutivo.

La legge è stata affidata al relatore Giovanni Sanga, Pd, che lo porterà in Aula da lunedì. Sono stati di conseguenza cassati tutti gli emendamenti. Compreso quello presentato dallo stesso Sanga.

Prevedeva, tra le altre cose, l'allargamento della platea dei risparmiatori tutelati, estendendo al febbraio 2016 la data entro la quale devono essere state acquistate le obbligazioni subordinate rimborsabili. Poi l'interdizione dei pubblici uffici perpetua per gli amministratori delle banche chiamati in causa dai liquidatori per malagestio. Su queste modifiche c'era un sì di massima dalle opposizioni, compresa Fi, Mdp e la disponibilità di M5S. Ora potrebbero rispuntare durante l'esame in Aula, anche e ieri tra i parlamentari c'era l'impressione che le modifiche chieste dal relatore potessero non piacere a Intesa.

C'era anche un emendamento del governo. Ritirato in gran fretta dallo stesso esecutivo. «È stato dichiarato inammissibile dalla Commissione Finanze ed è stato quindi ritirato. Restiamo basiti e sconcertati della superficialità e del pressappochismo del governo», ha protestato Rocco Palese di Forza Italia.

Le opposizioni accusano il governo di avere presentato una proposta di modifica che cambiava poco della sostanza, ma molto nella forma. Un trucco parlamentare collaudato che serve a fare cadere gli emendamenti che nel caso del decreto banche erano tanti, circa 700, ma sui quali nessuna delle forze politiche voleva fare le barricate. Una volta dichiarato inammissibile, si è scelta la strada più drastica, passare la legge direttamente all'Aula della Camera dove ci sarà sicuramente il voto di fiducia. Con tanto di maxi-emendamento, che taglierà le gambe a qualunque altra proposta di modifica.

Scelte che non sono piaciute alle opposizioni. Sulle banche, ha protestato il capogruppo dei deputati di Forza Italia Brunetta, c'è stato «l'ennesimo colpo di mano del governo e della maggioranza». Strappo difficilmente sanabile a questo punto, visto che a dicembre, quando Forza Italia aveva dato il suo contributo per fare passare il primo decreto banche, il governo aveva preso l'impegno a concordare nelle Camere i provvedimenti sulle banche. Impegno disatteso.

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, dopo avere chiesto i voti, è scomparso. Il ministro, dal canto suo, ieri si è di nuovo mostrato ottimista. «La fiducia - ha sottolineato - è tornata», il sistema bancario «sta uscendo finalmente dalla più grande recessione del dopoguerra». Anche il Monte dei Paschi, banca «stabile» sul mercato, è la «quarta banca del paese».

Ora c'è l'esame dell'Europa. L'Eurogruppo (cioè i ministri delle Finanze della zona Euro) discuteranno della liquidazione delle due banche venete nella riunione di lunedì. Le tre istituzioni che hanno gestito l'operazione sul fronte europeo - la vigilanza della Bce, il Single Resolution Board e la Commissione - saranno chiamate a spiegare il perché del via libera all'Italia. Passaggio delicato. Perché il salvataggio a Bruxelles è piaciuto a pochi e tra i paesi membri qualcuno che avrà da ridire.

A partire da Spagna e Germania.

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