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Il governo nel panico sui conti cerca misure d'effetto a costo zero

Ministri divisi sulle scelte. Rischio di interventi senza sostanza

Il governo nel panico sui conti cerca misure d'effetto a costo zero

Roma Da un lato la necessità di dare un segnale sui consumi. Quindi una riduzione delle tasse o un intervento sulle pensioni. Dall'altro i soldi che non ci sono e la necessità di concentrare i pochi a disposizione su misure a favore delle imprese. Il governo è alle prese con la legge di Stabilità più difficile ed è sempre più diviso al suo interno, tra chi spinge per misure «sociali» e chi invece vuole una legge finanziaria tutta dedicata alla competitività.

Ad aprire le ostilità tra le due anime, il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, che la settimana scorsa ha di fatto bocciato la politica dei bonus. Sulla stessa linea il viceministro all'Economia Enrico Zanetti, che qualche giorno prima aveva chiesto espressamente al governo di mettere da parte i piani sulle pensioni. Per una volta il segretario di Scelta civica è d'accordo con il ministro Pier Carlo Padoan, da giorni in silenzio, ma la sua posizione è nota. All'inizio di agosto chiese una legge di Stabilità concentrata sulla crescita. Nessun riferimento alle misure «sociali», in primo luogo la riforma per ammorbidire il regime in vigore sulle pensioni.

Sull'altro fronte ci sono Giuliano Poletti, ministro del Lavoro che si è speso anche con i sindacati per fare passare l'anticipo pensionistico. Apertamente contro la linea di chi chiede di mettere da parte la previdenza anche il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, molto vicino al premier Matteo Renzi. Poi il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali ed esponente del Pd, Maurizio Martina. Nella maggioranza il capogruppo della commissione Lavoro Cesare Damiano. Una divisione ormai palese, con pezzi di Pd disposti a dare battaglia se il governo rinuncerà alle pensioni.

Il vero rischio, spiegava ieri una fonte della maggioranza, è che il governo inserisca nella legge di Stabilità un paio di titoli «sociali», d'effetto, ma con poca sostanza dentro. Un anticipo delle pensioni a costo zero con qualche decina di milioni di euro destinata agli anziani più poveri. Interventi mirati ai redditi più poveri, al posto di un vero rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti. Oppure un taglio al cuneo fiscale, finanziato per metà da una decontribuzione che alla fine pagherebbero i futuri pensionati con assegni tagliati. Forse non è un caso che ieri il viceministro all'Economia Enrico Morando abbia parlato di «fiscalizzazione degli oneri sociali», che significa invece fare pagare parte dei contributi alla fiscalità generale. I fautori di misure pro competitività sono favoriti. Soprattutto se l'Europa ci concederà più flessibilità. In quel caso, la Commissione europea pretenderà di dettare parte dell'agenda al governo, imponendo di spendere solo per la competitività e le imprese.

Sulla linea Calenda-Padoan.

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