Politica

Ma il governo non cadrà prima delle Europee

di Adalberto Signore

Al di là delle rispettive volontà e tentazioni dei due leader della maggioranza gialloverde e delle ricostruzioni giornalistiche che raccontano un esecutivo ad un passo dall'implosione, esiste una polizza di sicurezza che in qualche modo «garantisce» la tenuta del governo guidato da Giuseppe Conte. L'assicurazione contro qualsiasi crisi è rappresentata dal decretone che contiene le norme sul Reddito di cittadinanza e sull'anticipo della pensione con Quota 100. E che deve essere convertito in legge dal Parlamento entro il 28 marzo. Così non fosse, M5s e Lega dovrebbero dire addio a quelli che sono i loro cavalli di battaglia, le due ragioni fondanti del Contratto che li ha portati insieme a Palazzo Chigi.

È evidente, insomma, che almeno fino ad aprire un eventuale show down è altamente improbabile se non impossibile. Perché né Luigi Di MaioMatteo Salvini vogliono passare per quelli che dopo quasi un anno di governo si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Anzi, forse anche peggio. Visto che se il decretone non fosse convertito la giurisprudenza non è del tutto chiara sul destino di chi ha già presentato la domanda di pensionamento. È probabile che vengano respinte per carenza di requisiti, certo. Ma non è scontato, soprattutto per chi non è dipendente pubblico. Una mancata conversione - altamente probabile se la maggioranza gialloverde dovesse implodere - aprirebbe dunque scenari imprevedibili.

Basta questa considerazione, insomma, a cogliere quanto inverosimile sia lo scenario di una crisi di governo che - al di là del decretone e del voto sull'autorizzazione a procedere su Salvini per il caso Diciotti - è probabile non interessi neanche ai due vicepremier. Di Maio, infatti, è davvero troppo debole per caricarsi il rischio di un ritorno alle urne, visto che il M5s ha bisogno di tempo per cercare di riemergere dal crollo di consensi che registrano ormai da mesi i sondaggi. Senza contare che il leader grillino avrebbe anche il problema di dover fare marcia indietro sul limite del secondo mandato, vincolo che di fatto i Cinque stelle hanno già deciso di mettere da parte ma che difficilmente non si porterà dietro strascichi. Anche Salvini, che certamente ha molto meno da perdere rispetto a Di Maio, non sembra volersi stracciare le vesti per tornare alle urne. Certo, correrebbe come candidato premier e con buone chances di vittoria, ma dovrebbe tornare nel perimetro del centrodestra e allearsi nuovamente con Forza Italia, cosa che il ministro dell'Interno dice di vedere come fumo negli occhi. Nelle sue conversazioni private con i big della Lega, infatti, Salvini continua ad avere giudizi e toni molto critici verso Silvio Berlusconi.

Insomma, il governo sembra destinato a durare. Almeno fino alle Europee. Poi, certo, dopo il voto del 26 maggio la maggioranza gialloverde dovrà fare i conti con i nuovi equilibri usciti dalle urne.

E allora sì che potrebbero aprirsi altri scenari.

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